L’estrema destra islamofobica, la sinistra liberal europea, i trotzkisti uniti a qualche presunto marxista-leninista ignaro dei protocolli… tutti appassionatamente uniti: uniti sì, nell’urlare giudizi, ma poco avvezzi in fatto di relazioni internazionali. Senza capire le relazioni internazionali e senza conoscere i protocolli diplomatici si rischia solo di favorire le tifoserie, ma non l’analisi politica. Senza analisi politica poi si sbagliano priorità e dunque gli obiettivi. Ecco perché in Europa estrema destra ed estrema sinistra possono anche diventare un tutt’uno, basta che i media utilizzino alcuni slogan e alcuni temi atti a suscitare indignazione su comando contro determinati paesi, soprattutto quelli che – pur con regimi politici anche molto diversi fra loro – chiedono maggiore sovranità rispetto alla NATO e all’UE e che guardano con favore alla nuova geopolitica multipolare.

Ursula Von Der Leyen relegata sul divano perché donna?
Nell’ambito della recente visita ufficiale dei vertici dell’Unione Europea (UE) in Turchia, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto accomodare su un divano la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen mentre lui e il presidente del Consiglio dell’UE Charles Michel prendevano posto su due poltrone con le rispettive bandiere alle spalle. Da qui è partito lo scandalo, corroborato ad arte dai media main-stream seguiti dalla sinistra europeista, fra accuse di misoginia e di maschilismo e arrivando addirittura a definire la situazione un incidente diplomatico. La situazione, ovviamente, non sta così, ma tutto fa brodo per propagandare la visione manichesa della politica: europei buoni, tutti gli altri cattivi.
Certo si può dire che Erdogan o Michel non siano stati eleganti, ad esempio sedendosi prima della Von Der Leyen, ma la diplomazia non è un pranzo di gala: è politica, e nel caso specifico fra Ankara e Bruxelles anche piuttosto conflittuale. Tant’è che in passato la Cancelliera tedesca Merkel si sedette di fianco a Erdogan e sotto la bandiera tedesca. A dimostrazione che un certo femminismo sterile che viene fomentato strumentalmente dai media europeisti non ha nulla a che fare con la vera lotta per la parità fra i sessi e serve solo a distogliere l’attenzione dalle decisioni che davvero di discutono: in questo caso ad esempio i flussi migratori. Il giornalista Alessandro Visalli sulla testata on-line “L’Antidiplomatico” (link) aggiunge: “la contessa Von Der Leyen non era neppure la sola ad essere sul divano distanziato, ma c’era anche un maschietto di fronte (il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu)”.
In effetti i media mostrano solo la foto tagliata, mentre quella completa (vedi sopra) mostra sulla destra anche il capo della diplomazia turca Cavusoglu. Va ricordato che il Presidente del Consiglio Europeo ha un ruolo di fatto paragonabile a quello di Capo di Stato mentre la Presidente della Commissione Europea ha funzioni simili a quelle di un primo ministro, cioè un livello “inferiore”. Visto che in Turchia non esiste un primo ministro, il secondo in gerarchia è appunto il ministro degli esteri: mentre i due “Capi di Stato” sono al centro, i “numeri due” sono sui divani a fianco. Queste situazioni vengon però sempre discusse prima della visita proprio per evitare incidenti, il fatto che questa volta non sia avvenuto, in un mondo così organizzato e rigido come quello diplomatico, appare piuttosto strano.

L’Ambasciatore Marsili: “le accuse di sessismo sono sciocchezze”
Ascoltiamo cosa dice il Corriere del Ticino (link) – un foglio che non si può certo accusare di filo-erdoganismo o di simpatie anti-imperialiste: “formalmente, fra i dignitari in trasferta il protocollo europeo dà precedenza al presidente del Consiglio europeo rispetto alla Commissione” spiegano i giornalisti di Muzzano. Lo conferma anche l’ex-ambasciatore italiano ad Ankara, Carlo Marsili, in servizio dal 2004 al 2010 che dichiara: “le accuse di sessismo mosse in alcuni ambienti contro il presidente turco sono sciocchezze. Il sesso non c’entra, le visite di donne ai vertici in Turchia sono all’ordine del giorno, basti pensare alla cancelliera Merkel”. L’alto diplomatico italiano continua: “Quando si prepara una visita ci sono due parti che decidono minuto per minuto che succede: uno è il protocollo locale, in questo caso turco, l’altro è l’ambasciata della delegazione ospite”. I turchi – prosegue l’ex ambasciatore italiano – in questi casi “vogliono sapere chi è il capo delegazione per una questione di protocollo”.
Davide Rossi, storico e nostro corrispondente a tal riguardo, spiega: “il presidente del Consiglio europeo è espressione dei governi nazionali” a differenza della Von Der Leyen che rappresenta invece l’UE in quanto tale. Insomma: nell’incontro turco-europeo è stato rispettato il protocollo, con il presidente turco e quello del Consiglio europeo sotto le rispettive bandiere e Von Der Leyen con il ministro degli esteri turco, più indietro, come appunto da prassi. Non importa quale sia il giudizio ideologico o politico su Erdogan o sulla Von Der Leyen, ma le regole protocollari dovrebbero valere per tutti: costruire notizie fasulle su questo dimostra solo quanto sia in malafede l’informazione europea di destra e di “sinistra” che fa solo da grancassa alla propaganda imperialista.
Gli sgarbi protocollari sono segnali politici
Sempre il Corriere del Ticino ricorda: “di sgarbi simbolici è ricca la storia della diplomazia, da Mao Zedong che nel ‘58 ricevette in piscina Nikita Krusciov, incapace di nuotare (ma il russo ribaltò la situazione: mollò i braccioli e si mise seduto sul bordo guardando il cinese dall’alto in basso), ai cani con cui Vladimir Putin accoglieva Angela Merkel pur sapendo quanto la cancelliera tedesca li temesse”.

Il già citato nostro corrispondente Davide Rossi, membro dell’Associazione della Stampa Estera di Milano, valuta in questo modo la situazione: “non si tratta di maschilismo, ma di una scelta politica”: Erdogan infatti “ha in antipatia l’Unione Europea che è diventata lo zerbino della NATO, la quale nel 2016 ha organizzato un colpo di stato per cercare di ucciderlo”. Persino il quotidiano della borghesia atlantista italiana “LaRepubblica” ammette che il presidente turco (guarda caso definito un autocrate al pari del presidente russo Putin e di quello cinese Xi Jinping) aveva intenzione di essere sgarbato non tanto con una donna, ma con chi rappresenta l’Unione Europea: non si tratterebbe dunque di sessismo, ma di una scelta politica ostile all’istituzione e non alla persona.
Abbiamo interpellato anche Massimiliano Ay, segretario del Partito Comunista svizzero, fra i partiti più attivi nell’ambito della cooperazione internazionale: “non conosco questo esatto protocollo diplomatico e lascio quindi parlare chi è più competente di me, posso solo confermare che gli sgarbi protocollari in politica esistono e possono essere messaggi fra le righe che con l’esperienza si impara a riconoscere. Anche quando organizziamo delegazioni del Partito Comunista a un certo livello esiste una formalità, spesso esasperata, e una gerarchia nel camminare, nel sedersi a un tavolo, nel rivolgersi a un interlocutore”.
I media facciano informazione, non sensazionalismo
Lo scenario cui ci si trova davanti ogni volta che si parla di Cina, di Russia, di Iran, e dal 2016 ad oggi, anche di Turchia è questo: propaganda e sensazionalismo. Niente di cui stupirsi: oggi il conflitto è fra unipolarismo (cioè neo-colonialismo atlantico) e multipolarismo (cioè cooperazione win-win). È ovvio quindi che i media mainstream debbano demonizzare, inventando letteralmente delle fakenews, pur di legittimare la lettura più favorevole al campo euro-atlantico: l’UE (con il suo padrone americano Joe Biden) buona, democratica, femminista, ecologista e inclusiva contro i turchi satrapi, misogini, reazionari e fascisti. Al di là di questa visione manichea, in realtà la colpa dei turchi è di continuare a votare Erdogan che sta però …indebolendo la NATO e spingendo il suo Paese – pur fra molte contraddizioni (com’è assolutamente normale in ogni processo di ricollocamento geopolitico) – verso la Cina e, in generale, l’Eurasia. Questo è il problema di fondo, certo non i diritti umani: quando Erdogan privatizzava l’economia, apriva al dialogo coi separatisti curdi (la politica di “Acilim”) e arrestava i militari laici critici verso la NATO i media europei lo lodavano per le sue riforme definite “democratiche”, ma dopo il fallito golpe del 2016 voluto dagli USA ecco che Erdogan è diventato per tutti in Occidente un tiranno. L’indignazione a geometria variabile è tipica della peggior propaganda imperialista e la sinistra deve smascherarla se non vuole mettersi al servizio di USA e UE.