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Arrestato un criminale nazista: la vera storia dietro al dirottamento del volo Atene-Vilnius

Nella giornata di domenica 23 maggio, in seguito a un allarme bomba giunto al controllo del traffico aereo bielorusso, il volo Atene-Vilnius della compagnia Ryanair interrompe il tragitto, atterrando a Minsk. A bordo si trova il giornalista bielorusso Roman Protasevich, tra i principali organizzatori dei disordini di massa scoppiati in Bielorussia ad agosto 2020, in seguito alle elezioni presidenziali. Le sue cospirazioni erano però tramate dall’estero, essendo egli fuggito l’anno precedente in Polonia, dove aveva immediatamente ricevuto asilo politico. Ricercato dalla giustizia Bielorussa, era in tal modo rimasto fuori dalla sua portata, almeno fino a questo momento. Infatti, quando l’aereo atterra a Minsk, ad aspettare Protasevich c’è una squadra del KGB. L’ “oppositore”, in realtà un terrorista indegno di questo epiteto lusinghiero, verrà ora giudicato in base ai numerosi capi di accusa mossi a suo carico.

L’accaduto ha ovviamente suscitato l’indignazione di Stati Uniti e Unione Europea, che si sono già espressi in toni molto aspri, condannando il dirottamento ed esigendo l’immediata liberazione del giornalista. Nuove sanzioni sono già state annunciate, mentre si sviluppa l’ennesima crisi diplomatica tra Russia, garante degli interessi di Minsk, e il blocco euroatlantico.

Chi è Roman Protasevich?

Nel 2014, Roman Protasevich partecipa alle manifestazioni dell’EuroMaidan, dedicandosi fra le altre cose ad abbattere una statua di Lenin.

Roman Dmitrjevich Protasevich è un’attivista piuttosto giovane, nato nel 1995 a Minsk. Sin dai primi anni ‘10 partecipa a manifestazioni di protesta contro il governo Lukashenko, cosa che gli procura l’espulsione dal prestigioso liceo in cui studiava nella capitale. All’università si iscrive alla facoltà di giornalistica, ma anche lì viene espulso, a suo dire sempre per motivi politici.

Nel 2014 lo troviamo a Kiev, dove prende parte ai disordini di piazza Maidan, ancora una volta schierato contro il legittimo governo, questa volta del presidente ucraino Viktor Janukovich. In questo scatto lo vediamo armato di martello, appena uscito vittorioso dallo scontro con una malvagia statua di Lenin.

Lo stesso anno sarebbe entrato nel servizio stampa del Battaglione Azov, impegnato nei combattimenti contro gli indipendentisti filorussi del Donbass. Il Battaglione Azov è una tra le diverse formazioni paramilitari create nel 2014, e costituite da volontari di estrema destra. Il governo golpista, guidato allora dal presidente illegittimo Oleksandr Turchinov e dall’altrettanto illegittimo primo ministro Arsenij Jacenjuk, favorì la costituzione di queste unità paramilitari. Oggi esse sono pienamente integrate nell’esercito ucraino, ma all’epoca il loro status giuridico era molto indefinito (per non dire illegale). I golpisti non potevano fidarsi dell’esercito, poco motivato a combattere il proprio stesso popolo, e dunque facevano affidamento sull’estrema destra militarizzata, che era già stata il braccio armato del colpo di stato.

Roman in Ucraina con una strana macchina fotografica in spalla.

Nello specifico, lo stemma del Battaglione Azov è costituito dal Wolfsangel, tra i simboli originari del nazismo tedesco, utilizzato poi da diverse unità delle SS impegnate sul fronte orientale (vedi qui). “Azov” è insomma un gruppo paramilitare nazista, e ciò è talmente palese che nel 2019 persino un gruppo di parlamentari del Congresso statunitense ha chiesto al Dipartimento di Stato di includerlo nella lista delle organizzazioni terroristiche. Rapporti dell’OSCE e dell’ONU lo ritengono responsabile di esecuzioni di massa di prigionieri di guerra, stupri di gruppo, omicidi e taglieggiamenti nei confronti della popolazione civile, eccetera eccetera. La lista di crimini di guerra commessi da “Azov” è davvero lunga: si tratta di un autentico squadrone della morte. Ebbene, le notizie che circolano sul suo conto in questi giorni, dicono che Roman Protasevich si era occupato per un certo periodo delle relazioni pubbliche del Battaglione. Il che già di per sé non testimonia a suo favore. Ma si tratta di una copertura per nascondere una verità ben più scomoda. Protasevich ha combattuto armi in pugno con il Battaglione, il che fa di lui un potenziale criminale di guerra. Lo dimostrano le fotografie emerse dal suo smartphone, ma anche altre fonti, ad esempio un’intervista (risalente al 2015) del sito nn.by a un “anonimo volontario bielorusso” del Battaglione Azov, che è palesemente proprio Roman Dmitrjevich (vedi qui).

Tornato in Bielorussia, Protasevich lavora come giornalista presso diverse redazioni. Una di esse è la redazione bielorussa di Radio Svoboda (o Radio Free Europe), radio fondata ancora durante la Guerra fredda dalla CIA con lo scopo di diffondere propaganda antisovietica nel blocco socialista. Lavora anche per Euroradio, canale finanziato da USAID (vedi qui) che ha come scopo dichiarato “la diffusione della democrazia in Bielorussia”. Il fatto che Roman Dmitrjevich – cacciato dall’università e dunque senza laurea, ma con una passata militanza in una banda nazista – venga assunto come giornalista da tali canali, fa sorgere qualche domanda riguardo al curriculum che questi “media liberi” richiedono ai propri collaboratori.

NEXTA: una piattaforma insurrezionista filo-atlantica

Nel 2015, tale Stepan Putila fonda su YouTube il canale NEXTA, che però diventerà famoso soprattutto su Telegram. NEXTA si pone sin dall’inizio come piattaforma di opposizione al governo di Lukashenko, e non stupisce a questo punto che Roman Protasevich ne sia diventato capo redattore. NEXTA si occupa di informazione alternativa ai media di stato, e talvolta pubblica inchieste, sulla falsariga del “Fondo per la lotta alla corruzione” di Navalny, volte a discreditare l’élite del paese divulgandone la corruzione. La linea editoriale è esplicitamente europeista e neoliberale. Il lavoro di Protasevich aumenta notevolmente la popolarità del canale, che diventa la piattaforma di riferimento dell’informazione di opposizione. Nel novembre 2019, il giornalista collaboratore di NEXTA Vladimir Chudentsov viene arrestato. Questo evento convince Putila e Protasevich a fuggire in Polonia, dove gli viene rapidamente concesso l’asilo. Negli ultimi tempi, Protasevich viveva in Lituania. Entrambi hanno continuato ad amministrare il canale dall’estero.

Le indicazioni di NEXTA per prendere il controllo del proprio condominio.

La vera esplosione di NEXTA si ha con le elezioni dell’agosto 2020, in seguito alle quali hanno inizio disordini di massa contro i presunti brogli in favore di Lukashenko. NEXTA prende le parti della candidata sconfitta Svetlana Tichanovskaja, e organizza le manifestazioni, decidendo orario e punto di incontro, monitorando gli spostamenti della polizia, istruendo i sostenitori su come opporsi alle forze dell’ordine, e così via. In poco tempo raggiunge quindi i due milioni di iscritti, che fa di esso uno dei canali più seguiti di Telegram. L’obbiettivo è costringere il “regime” a capitolare, e permettere l’insediamento di Tichanovskaja, che nel frattempo fugge anche lei dal paese. Per raggiungere l’obbiettivo, NEXTA organizza pure uno sciopero generale, che fallisce miseramente. Finché durano i disordini, il potere di Putilo e Protasevich è immenso: essi di fatto impartiscono ordini a decine di migliaia di manifestanti. Non si tratta però di pacifici incoraggiamenti: sono istruzioni esplicitamente sovversive, volte alla costituzione di cellule di resistenza con lo scopo di rovesciare il potere. A titolo informativo, si riporta lo screenshot di un messaggio da NEXTA Live, in cui viene spiegato come prendere il controllo del proprio quartiere o condominio: intimidendo vicini e proprietari. Non si tratta ancora di resistenza armata, ma l’esperienza ucraina di qualche anno fa dimostra come il passo sia molto breve.

Protasevich ha anche una fidanzata di cui può essere orgoglioso: il suo nome è Sofia Sapega, è cittadina russa, e anche lei “combatte per la libertà del popolo bielorusso”. È infatti tra gli amministratori del canale Telegram “Libro nero della Bielorussia”, una sorta di “galleria dell’infamia” che si occupa di divulgare le identità dei collaboratori del Ministero degli Interni impegnati nel contenimento della rivolta, ad esempio agenti delle forze dell’ordine e giudici penali. Col tempo però hanno iniziato a figurarci anche semplici cittadini, come medici e insegnanti, rei di sostenere Lukashenko. Il canale fornisce anche informazioni personali come l’indirizzo di casa, e non stupisce quindi che molte di queste persone, insieme alle loro famiglie, abbiano ricevuto minacce di morte. Intimidire costoro era lo specifico intento degli amministratori del canale, come risulta dalle chat trovate nel cellulare di Sapega. Un’altro interessante dettaglio emerso da queste chat, è che gli amministratori del “Libro” pagavano degli informatori all’interno delle strutture del Ministero degli Interni, per ottenere le informazioni sui loro colleghi. Tutto ciò rientra perfettamente sotto la categoria di terrorismo.

Domate le rivolte, nell’ottobre 2020 NEXTA e altri canali come il “Libro” vengono classificati come media estremisti dalle autorità bielorusse. Per Putila e Protasevich viene rilasciato un mandato di arresto.

La scorsa domenica, Protasevich tornava insieme alla Sapega dalla Grecia, da un viaggio che univa vacanze e lavoro: ad Atene egli aveva infatti incontrato l’autoproclamata presidente Tichanovskaja. Ma rientrando a Vilnius, scatta l’allarme bomba, e la coppia di esuli si ritrova improvvisamente su suolo patrio.

Il dirottamento: i dettagli

Il volo Fr 4978 di Ryanair, diretto da Atene a Vilnius, stava per abbandonare lo spazio aereo bielorusso, quando dalla torre di controllo di Minsk giunge un allarme bomba. Gli sarebbe infatti arrivata una mail minatoria nientemeno che da Hamas, in cui si affermava che sull’aereo in questione era stata piazzata una bomba. Ai piloti di Ryanair viene consigliato di atterrare a Minsk, dopodiché loro prendono autonomamente tale decisione. Un caccia MiG-29 scorta l’aereo passeggeri fino a Minsk. Ovviamente, sul velivolo non viene trovato alcun ordigno, e Hamas nega in toni piuttosto indignati qualsiasi coinvolgimento. In compenso Roman Protasevich è “tornato a casa”, dove viene preso in custodia dal KGB. Sembra che mentre l’aereo si accingeva ad atterrare a Minsk, abbia cercato di sbarazzarsi del cellulare e del laptop, evidentemente senza successo. Si è già visto che cosa contenevano di interessante. Anche Sapega viene arrestata, visto che per la sua attività su Telegram è accusata di “incitamento all’odio”. Dopo i dovuti controlli, l’aereo riparte per Vilnius senza ulteriori complicazioni.

Il volo Ryanair sulla pista dell’aeroporto di Minsk.

Il coro di indignazione dal mondo Occidentale è stato notevole. “Scandaloso”, “inaccettabile”, “inammissibile”, “schockante”, sono solo alcune caratterizzazioni date dai vari portavoce europei e americani all’accaduto.

Si richiede l’immediata liberazione di Protasevich e Sapega. Ma come abbiamo appurato, le imprese della coppia sarebbero considerate estremismo (se non addirittura terrorismo) nella maggior parte dei paesi che ora avanzano queste pretese. Del resto, l’Occidente ha una lunga storia di riabilitazione mediatica di terroristi, soprattutto quando servono i suoi interessi.

Si denuncia il dirottamento dell’aereo, che avrebbe messo in pericolo i passeggeri. Ma la vita dei passeggeri non è mai stata in pericolo. Certo, la bomba era probabilmente una montatura per catturare Protasevich, ma nessuno è mai morto per una bomba immaginaria. La cosa peggiore ad esser loro successa è la manciata di ore di ritardo dovute alla deviazione.

Si dice che l’aeroplano sia stato costretto a cambiare rotta sotto la minaccia delle armi, ma la decisione di atterrare a Minsk è stata presa autonomamente dall’equipaggio. Il caccia bielorusso ha semplicemente accompagnato il velivolo, il che costituisce la prassi in casi simili.

Il video diffuso dalle autorità.

Si denuncia che Protasevich rischia la pena di morte, e anche ciò è falso: la Bielorussia sarà anche l’ultimo paese europeo a mantenerla, ma i capi di accusa rivolti al giornalista prevedono al massimo 15 anni di galera. Del resto è stato già pubblicato un video, direttamente dalla questura, in cui un Roman in perfetta forma dichiara di essere trattato “nel rispetto della legge”, e di star collaborando con le forze dell’ordine. Il che è comprensibile: sarà anche un nazista, ma non è di certo un cretino. Una dichiarazione simile è giunta anche da Sofia Sapega. Le confessioni dei due hanno già portato ad altri arresti.

L’isteria dell’Occidente si può capire: Protasevich era tra i diretti organizzatori del tentativo di “rivoluzione colorata”, e perciò sapeva molto sui reali mandanti di quest’operazione (dai quali senza dubbio riceveva ordini). Svetlana Tichanovskaja si è detta preoccupata per il rischio che su Protasevich venga usato il siero della verità. E infatti cosa potrebbe rivelare di interessante il nostro eroe? Forse che Svetlana e i suoi collaboratori sono una banda di traditori al soldo dei servizi segreti stranieri?

Ad ogni modo, il tutto è già servito a giustificare nuove sanzioni contro la Bielorussia. Alla compagnia aeronautica di stato Belavia è ora proibito volare in Unione Europea, mentre viene sconsigliato di volare nello spazio bielorusso alle compagnie europee. È chiaro però che la pressione internazionale su Minsk ha come principale obbiettivo Mosca, soprattutto in vista dell’imminente incontro tra Putin e Biden a Ginevra.

Il dirottamento: un po’ di storia comparata

Si può discutere all’infinito sulla legittimità del dirottamento del volo di Ryanair, ma appurare se esso abbia infranto o meno il diritto internazionale non è scopo di quest’articolo. Però è utile in questa sede smascherare ancora una volta l’ipocrisia occidentale. Perché sì, dirottare un aereo per arrestare una persona ricercata è stato fatto anche da quei paesi che ora parlano di “sequestro di Stato”.

Il caso più emblematico risale al 2 luglio del 2013, in pieno Datagate. Un aereo partito da Mosca e diretto in Bolivia, venne costretto ad atterrare a Vienna, impossibilitato a proseguire il viaggio perché Francia, Spagna, Italia e Portogallo avevano negato l’accesso al proprio spazio aereo. Il motivo? Si sospettava che a bordo ci fosse il whistleblower Edward Snowden, ricercato dall’intelligence americana. Non si trattava però di un volo Ryanair, ma dell’aereo su cui viaggiava il presidente boliviano Evo Morales. Che per inciso, al contrario dei passeggeri di Ryanair, rischiava davvero la vita, vedendosi negato uno dopo l’altro l’accesso ai cieli europei mentre il carburante era in via di esaurimento. Atterrato infine a Vienna, l’aereo presidenziale venne ispezionato e, non essendoci traccia di Snowden, lasciato ripartire. Insomma, i paesi europei coinvolti non si fecero scrupoli a dirottare un aereo presidenziale al fine di arrestare un ricercato, fondandosi peraltro su un semplice sospetto.

L’aereo di Evo Morales fu dirottato su Vienna nel 2013.

Va inoltre ricordato che le motivazioni di Snowden per chiedere asilo erano onorevoli, e ciò era evidente a tutti sin dalle prime rivelazioni del Guardian. Ma Unione Europea e limitrofi (Svizzera compresa), negarono le richieste di asilo di Snowden, e non avrebbero esitato ad estradarlo negli Stati Uniti se fosse finito nelle loro mani. L’Unione Europea, sempre pronta a prostituirsi agli interessi americani, si arrese all’evidenza solo nel 2015, quando riconobbe a Snowden lo status di difensore dei diritti umani. Una risoluzione che comunque non è vincolante per i singoli stati: se Snowden dovesse ritrovarsi nel loro territorio, verrebbe estradato negli USA in base agli accordi bilaterali (leggi qui). Il whistleblower sa bene come stanno le cose, e in tutti questi anni non è mai uscito dalla Russia.

Protasevich, un avventuriero delinquente che ha militato in un’organizzazione paramilitare nazista, ha invece immediatamente ricevuto il diritto di asilo, e ha continuato tranquillamente, sotto la protezione dell’UE, la sua attività sovversiva ai danni dello Stato bielorusso. Si tratta solo dell’ennesima dimostrazione che quando i politici europei e americani parlano di democrazia, libertà e diritti umani, queste sono solo parole vuote per giustificare i più meschini interessi imperialisti.

In conclusione possiamo solo rallegrarci che, dopo aver viaggiato in tutta l’Europa dell’Est, Protasevich sia finalmente giunto nell’unico posto in cui deve stare: la cella di un carcere.

Nil Malyguine

Nil Malyguine, classe 1997, è laureato in storia all'Università di Padova. Si occupa in particolare di storia della Russia e dell'Unione Sovietica. È membro del Comitato Centrale del Partito Comunista.