Sulle prime pagine dei giornali turchi campeggia nelle ultime settimane una notizia che ha provocato un’eco immediata anche in Israele e in Grecia: si tratta della proposta che prevede un intervento diretto della Turchia nel conflitto israelo-palestinese. Chi ancora oggi pensa che la Turchia sia, in quanto membro della NATO, un fedele alleato degli USA e di Israele non percepisce il cambiamento della fase storica che, soprattutto dopo il fallito golpe ai danni di Erdogan nel 2016, sta accellerando, come il nostro portale ha sempre detto.
Hamas pronto ad aprire una collaborazione con Ankara?
Il Mediterraneo orientale è un’area molto conflittuale: da una parte Israele ha costruito un’alleanza con la Grecia e con l’amministrazione greco-cipriota per il controllo delle risorse energetiche. Una situazione sostenuta dal governo statunitense che, non a caso, ha avvallato con i paesi citati anche una fitta cooperazione militare con numerose esercitazioni navali nella zona, che non hanno evidentemente suscitato reazioni positive da parte turca, che rivendica i propri diritti marittimi e che, stando a Bassam Naim, funzionario del movimento palestinese Hamas, potrebbe godere del sostegno della Palestina. Nel febbraio 2021, in un’intervista apparsa sul portal UWI (leggi qui), Naim così rispondeva: “Sì, certo: le nostre risorse naturali, non solo nel mare, ma anche in terra e nell’aria sono state rubate dall’occupazione israeliana. Parte di queste risorse è il gas del Mar Mediterraneo. Pertanto, stiamo cercando qualsiasi cooperazione o sostegno con i paesi della regione e in primo luogo dalla Turchia per ottenere i nostri diritti sul gas e su altre risorse, per raggiungere materialmente la nostra indipendenza e sovranità”.
La Turchia sdogana la Palestina contro i piani di Israele!
L’architetto dell’accordo di delimitazione turco-libico che ha fatto infuriare USA, Grecia e Israele si chiama Cihat Yayci ed è un ex-ammiraglio della marina di Ankara. Stando alle sue dichiarazioni un accordo con la Palestina cambierebbe tutta la geopolitica dell’area mediterranea, pur con un dubbio: la situazione della Palestina, non essendo membro a pieno titolo dell’ONU, avrebbe comportato degli ostacoli. Tuttavia, un possibile accordo di delimitazione della ZEE tra Turchia e Palestina è entrato oggi nell’agenda politica, tanto che un influente giornale turco filo-governativo – il Yeni Şafak – ha riportato in prima pagina (leggi qui), il 17 maggio scorso, un articolo intitolato esplicitamente “Il modello libico per la Palestina”: in pratica la Turchia dovrebbe firmare un accordo di giurisdizione marittima con la Palestina, simile a quello siglato con la Libia per rafforzare il peso dei palestinesi nella sfera internazionale e fornire una motivazione ad altri paesi a firmare accordi con loro. “Firmando un tale accordo, il popolo palestinese otterrebbe il controllo su una zona marittima di 10’200 chilometri quadrati, che gli aprirebbe la strada per utilizzare tutte le risorse del mare”, ha confermato l’ammiraglio Yaycı.

Ankara potrebbe far saltare il blocco israeliano contro Gaza
Un tale accordo segnerebbe insomma la prima volta che la Palestina firma un accordo con una potenza mondiale, contribuendo così significativamente al suo riconoscimento internazionale formale e motiverebbe l’Autorità palestinese e altri Stati a siglare altri contratti. Non è mancata l’immediata risposta del Jerusalem Post. Il giornalista sionista Seth Frantzman ha pubblicato un articolo affermando giustamente che l’intervista di Yeni Şafak non poteva non avere “il timbro di approvazione del partito AKP al potere”, cioè del presidente Recep Tayyip Erdogan. Frantzman ha quindi avvertito che un tale accordo “permetterebbe alla Turchia di contestare il blocco di Gaza da parte di Israele”, il che “metterebbe Israele e la Turchia in rotta di collisione militare”. In effetti il governo turco ha in mente di collegare la Turchia e Gaza via mare danneggiando i piani di gasdotto di Israele con Cipro Sud e la Grecia. Non è un caso se il ministro degli Esteri greco si è allarmato e si è affrettato a visitare Israele e i territori palestinesi: il motivo è chiaro per il quotidiano greco Ekathimerini: “prevenire sviluppi come quelli che hanno portato al memorandum sui confini marittimi tra Libia e Turchia”. Il ministro greco ha spiegato che “Atene è stata avvisata di un piano per la demarcazione delle zone economiche esclusive tra la Turchia e la Striscia di Gaza”: un tale accordo “non solo creerebbe seri problemi alla Grecia e a Cipro, la cui giurisdizione tale demarcazione violerebbe, ma sarebbe anche l’ultimo chiodo nella bara degli sforzi per un avvicinamento Israele-Turchia”. Appunto, l’avvicinamento che il governo turco, evitato il golpe atlantista del 2016 e liberatosi dal fardello occidentale, non intende più fare…