A seguito del devastante terremoto che ha colpito nelle scorse settimane un immenso territorio fra la Turchia e la Siria, si sta riscontrando un forte movimento di solidarietà che riguarda molti partiti politici e organizzazioni della sinistra. L’Unione della Gioventù di Turchia (TGB), la più numerosa associazione studentesca laica del paese, di ispirazione kemalista, ha inviato sul posto una brigata di ben 2’000 giovani volontari da tutto il paese che aiutano tuttora le squadre di soccorso governative. La federazione di Diyarbakir del Partito Vatan, una realtà di orientamento post-maoista, è dal canto suo in prima linea nel sostegno umanitario. Particolarmente organizzati risultano anche i militanti del Partito Comunista di Turchia (TKP).

Ad Hatay, ad esempio, i militanti del TKP si sono immediatamente mobilitati già alla mattina presto dopo il disastro raggiungendo la zone colpite. Ad Armutlu invece, quando si entra nel quartiere, si viene accolti dal centro di assistenza istituito proprio dal TKP. Qui ogni giorno migliaia di cittadini soddisfano i loro bisogni primari sia medici sia alimentari, e i comunisti non guardano in faccia a nessuno trattando tutti allo stesso modo secondo il principio “servire il popolo”: gli infermieri tesserati al Partito Comunista medicano i soldati feriti e alla mensa da campo si rifocillano addirittura militanti degli Ülkü Ocaklari di estrema destra. Nell’infermeria da campo delimitata dalla bandiere con la falce e il martello, soprattutto nei primissimi momenti quando a causa delle strade dissestate non vi erano autoambulanze, operavano direttamente anche soldati sanitari e già nelle prime ore dopo il terremoto oltre un centinaio di cittadini erano stati curati dai comunisti.
La gendarmeria militare turca, mai particolarmente tenera verso il TKP, ha espressamente autorizzato il Partito a piantare una tenda con tanto di bandiere rosse addirittura all’interno dell’area della piazza d’armi accanto agli alloggi delle reclute. Ozan Yılmaz, membro del Comitato Centrale e responsabile per le attività di soccorso del TKP ad Hatay, ha spiegato: “abbiamo sostenuto le operazioni di ricerca e soccorso nel nostro centro di distribuzione degli aiuti suddividendolo in tre aree: cibo, infermeria e vestiario. C’erano poi militanti del Partito che portavano gli aiuti ai terremotati in bicicletta. Sono stati distribuiti due camion di materiale al giorno. I funzionari governativi e i nostri tesserati hanno lavorato insieme. Tutti si sono aiutati a vicenda: anche i nazionalisti sono venuti al nostro stand, i lavoratori hanno combattuto per salvare i lavoratori!” ha affermato con orgoglio il dirigente del TKP.

E mentre i comunisti davano una mano in modo solidale e unitario, altre organizzazioni politiche dell’estrema sinistra separatista hanno invece tentato di seminare zizzania per strumentalizzare politicamente la situazione, provando addirittura a creare il panico diffondendo fakenews. Il problema, secondo loro, è che il governo di Ankara ha nazionalizzato e posto sotto monopolio pubblico le strutture di aiuto in caso di catastrofe per evitare che ONG private occidentali o con fini eversivi agissero in modo scoordinato rispetto ai corpi pubblici di intervento. Insomma la sinistra liberal capeggiata dal partito filo-curdo HDP vorrebbe che gli aiuti siano …privatizzati!
Nel frattempo in Europa occidentale, Svizzera compresa, una parte della sinistra cosmopolita ha indicato nella cosiddetta “Mezzaluna rossa del Kurdistan” una ONG umanitaria cui inviare donazioni e offerte, noncuranti del fatto che questa organizzazione è illegale sia in Turchia sia in Siria e – in quanto espressione dei gruppi para-militari del separatismo curdo – non potrà entrare in nessuno dei territori colpiti dal sisma. Non può esserci quindi sicurezza su come e dove verranno effettivamente utilizzati i fondi raccolti. Nessun sindacato (nemmeno quelli espressione del movimento di autodeterminazione curda) e nessun partito di sinistra in Turchia e in Siria – men che meno i comunisti – ha fatto affidamento alla cosiddetta “Mezzaluna rossa del Kurdistan”.