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Stretta repressiva in Israele: la polizia sionista arresta il leader dei comunisti di Nazareth

Un grosso contingente della gendarmeria del regime sionista di Israele ha fatto irruzione, la settimana scorsa, nella sede regionale del Partito Comunista Israeliano (MAKI) a Nazareth: la “colpa” dei comunisti israeliani era quella di aver esposto la bandiera palestinese sull’edificio. I militanti del MAKI di Nazareth non si sono piegati e hanno sfidato le forze di polizia, negando loro l’accesso alla sede poiché sprovviste di un regolare mandato giudiziario.

Un costante clima intimidatorio

Gli agenti hanno a quel punto rimosso la bandiera con la forza e ha persino confiscato le bandiere rosse del Partito. Oltre a ciò hanno proceduto ad arrestare il segretario della sezione comunista locale. Il Partito Comunista Israeliano ha definito quanto avvenuto una “oltraggiosa provocazione” oltre che una palese forma di intimidazione nei confronti dei militanti. Stando ai vertici del Partito si è di fronte a una ulteriore stretta autoritaria del regime sionista “in attuazione degli ordini del colono Itamar Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale che è stato condannato per sostegno al terrorismo”. Dopo il deciso intervento della Direzione del MAKI e dei suoi deputati eletti alla Knesset, la polizia ha tuttavia dovuto restituire il materiale sequestrato.

Una risposta di massa

La risposta non si è fatta attendere: attivisti del Fronte Democratico per la Pace e l’Uguaglianza (Hadash), la coalizione di sinistra promossa dallo stesso Partito Comunista d’Israele, ed esponenti della Lega dei Giovani Comunisti hanno fatto appello alla mobilitazione: il tradizionale corteo del Primo Maggio doveva diventare una reazione a questo intensificarsi della repressione. “Quest’anno, come negli anni precedenti, celebriamo il Primo Maggio, sullo sfondo dei tamburi di guerra del governo Bennett, contro l’occupazione dei territori palestinesi, per una pace giusta e per i diritti della classe operaia in Israele”.

Solidarietà dalla Svizzera

Solidarietà ai compagni israeliani è arrivata fra gli altri anche dal Partito Comunista della Svizzera che da anni denuncia le infiltrazioni sionisti nel mondo accademico e politico elvetico e che sottolinea la necessità di intensificare la solidarietà con la Palestina. Sulla medesima linea d’onda la Federazione Sindacale Mondiale.