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L’allargamento dei BRICS attira la simpatia mondiale e la rabbia del mondo unipolare

Leggere i quotidiani occidentali a commento della riunione sudafricana dei BRICS è meglio di un programma comico di intrattenimento serale. Un vero e spassoso alternarsi di rabbia e stupore, con l’ordine preconcetto di sminuirne l’importanza.

Il premio per la miglior favola lo meriterebbe il quotidiano svizzero LA REGIONE che nell’editoriale del 24 agosto 2023 titola: “BRICS, un futuro tutto da inventare”, già, perché son capi di stato che si son ritrovati un po’ per caso, diciamo di passaggio in Sudafrica e una volta lì, guardando gli immensi orizzonti della terra di Mandela, hanno iniziato a chiedersi: e adesso che facciamo? e hanno risposto: boh, abbiamo un futuro da inventarci. Ovviamente è esattamente il contrario, i capi di stato di Russia, Cina, Brasile e Sudafrica hanno le idee chiarissime sul futuro di un mondo multipolare e di pace, che per altro stanno costruendo da anni, sanno benissimo che cosa debbano fare, al momento l’India resta decisa a partecipare a questo progetto, anche se ambisce, non è un mistero, a diventare la guida di un Occidente che a Nuova Delhi aspettano si presenti con il cappello in mano, chiedendo che lei, l’India, ne diventi la nuova guida. Certo difficile oggi da immaginare, ma sempre più realistico dell’editoriale svizzero che poi allegramente e sempre favolisticamente spiega che Russia, Cina, Brasile e Sudafrica se la passano malissimo economicamente e politicamente, insomma per LA REGIONE, tra un po’ spariscono, mentre solo l’India per l’editorialista, guarda un po’, godrebbe di buona salute.

Sempre divertente leggere LA REPUBBLICA: “Brics, l’asse Xi-Putin sfida l’Occidente”, proporre una alternativa di pace e multipolare è insomma insopportabile per degli atlantisti incalliti e aggiunge: “il gruppo si allarga, entrano i due avversari Iran e Arabia Saudita”, meglio sarebbe dire ex avversari, perché grazie a Russia e Cina oggi son in ottimi rapporti, tanto che il ministro degli esteri iraniano è stato recentemente in Arabia Saudita a firmare un protocollo di collaborazione tra le bandiere dei due paesi, ma forse a LA  REPUBBLICA quanto accaduto negli ultimi mesi è ignoto.

I BRICS affermano di volere: “multipolarità, libertà economica, nuovo ordine economico mondiale improntato a correttezza ed equità” e subito LA REPUBBLICA cerca un esperto, guarda caso della London School of Economics, il covo dei più sfrenati antirussi e anticinesi, per dirci che non è fattibile e sminuire la proposta.

Tuttavia Dilma Rousseff, già presidentessa brasiliana e ora presidentessa della New Development Bank, ha recentemente incontrato il primo ministro russo Mishustin a Shanghai, dove svetta il grattacielo esagonale che ne è la sede centrale, concordando l’ingresso di capitali sauditi. La banca, fondata nel 2015, ha stanziato nel 2022 ben 33 miliardi di dollari di prestiti per 96 progetti che vanno dalle strade alle infrastrutture digitali alla lotta alla povertà. LA REPUBBLICA ironizza che siano la metà di quelli stanziati nello stesso 2022 dalla Banca Mondiale, dimenticando che la Cina Popolare da sola ha dato contributi a fondo perduto e prestiti a tassi bassissimi a nazioni di Africa, Asia, America Latina per tutto lo stesso 2022 in quantità superiore a quelli erogati non solo dalla Banca Mondiale, ma anche dal Fondo Monetario Internazionale.

È a tutti noto che tra gli obiettivi della New Development Bank vi sia la de-dollarizzazione degli scambi tra i Paesi di quello che ora viene chiamato il “Sud globale” e se una moneta nuova sarà difficile da realizzare a breve, Xi Jinping ha comunque offerto lo yuan cinese, che è già operativo da mesi negli interscambi tra molte nazioni, seminando il terrore a Washington, ben consapevole che la loro moneta rischia un tracollo senza ritorno se rifiutata come moneta di scambio internazionale. La fine del dollaro significherà infatti l’inutilità dei cannoni statunitensi disseminati in centinaia di basi militari sparse per il pianeta per tutelare il declinante primato e l’impossibilità per la Casa Bianca di inventarsi sanzioni economiche per i suoi nemici.

Ovviamente LA REPUBBLICA riassume frettolosamente e in modo impreciso questi fatti concludendo che ci troviamo di fronte alla “ipocrisia” cinese, perché secondo loro la Cina, promuovendo un nuovo ordine internazionale rispettoso di tutte le nazioni del mondo e contestando l’unipolarismo atlantista che depreda le nazioni del Sud globale, non difende la globalizzazione, come se gli scambi internazionali potessero essere solo quelli improntati alla vergognosa subalternità imposta da Washington e non si potesse finalmente cambiare metodo.

La stampa occidentale cerca anche di sminuire l’ingresso di sei nuove nazioni: Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, che porta a undici i membri del gruppo, in egual modo investitori e co -partecipi della New Development Bank, per la quale la Cina intende raggiungere i cento miliardi di capitalizzazione. Nessuno sottolinea come l’accoglimento degli Emirati Arabi Uniti, probabilmente l’ultimo alleato statunitense nella penisola arabica, corrisponda alla scelta cinese di convincere con i fatti e con la collaborazione i dubbiosi rispetto alla proposta multipolare. Ovviamente tutta la stampa occidentale si diverte a dipingere e tratteggiare Iran e Arabia Saudita come pericolose nazioni orrorifiche, anche se un primo ministro italiano è arrivato a parlar di Rinascimento saudita, insomma mostruosi quando fa comodo e soprattutto se sono alleati della Russia e della Cina, come è l’Iran da oltre un quarto di secolo e l’Arabia Saudita da qualche tempo.

Piuttosto da oggi i quattro maggiori produttori di petrolio del mondo: Russia, Arabia Saudita, Iran ed Emirati Arabi Uniti si trovano nella stessa organizzazione e il Venezuela bolivariano, altro importante produttore dell’oro nero, è un alleato storico di Cina e Russia, dunque le decisioni dei BRICS sul petrolio conteranno più di quelle dell’OPEC.

Da ultimo gli inviati occidentali a Johannesburg hanno constato con mesta amarezza il generale entusiasmo che si respirava all’incontro internazionale. Eh sì, è duro fare i giornalisti per un mondo che vive un declino non reversibile, essere obbligati a scrivere che i BRICS hanno: “mire espansionistiche, ancorché non propriamente amichevoli verso l’Occidente” e non capire che almeno l’Europa e con essa la Svizzera, dovrebbero orientarsi verso una neutralità attiva che  – a vantaggio dei cittadini – rimetta il vecchio Continente in dialogo con un mondo in sempre più veloce e rapido cambiamento.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.