Tutti i giornali svizzeri parlano di un sedicente “Partito Comunista Rivoluzionario”. Una mediatizzazione sospetta su un gruppo ambiguo.

Il loro nome è “Funke” nella Svizzera tedesca o “Etincelle” nella Svizzera romanda: si tratta di un’organizzazione politica giovanile che fa capo alla “Tendenza Marxista Internazionale” (TMI) e che, dopo anni di lavoro all’interno della Gioventù Socialista Svizzera (GISO) e dei sindacati, è uscita allo scoperto nei mesi scorsi con una capillare campagna di attacchinaggio. In molte città svizzere sono infatti comparsi degli adesivi con questa scritta corredata da un codice QR: “Sei comunista? Allora organizzati!”. Si trattava in realtà di una campagna che serviva a preparare il campo per la notizia che da due settimane circa impazza su tutti i media della Confederazione. La news, rilanciata in grande stile dall’Agenzia Telegrafica Svizzera (ATS), che di solito si scorda però di diramare i comunicati stampa di altri partiti comunisti, è la seguente: la sezione svizzera della TMI fonderà un proprio partito politico che si chiamerà “Partito Comunista Rivoluzionario” (in tedesco: “Revolutionäre Kommunistische Partei”).

Illusioni ed estremismo: il PSS ne è stato l’incubatore!

La TMI in Svizzera ha iniziato le sue attività anni fa creando dei circoli di lettura marxisti e delle associazioni studentesche di educazione politica riconosciute dalle università svizzere: negli atenei romandi si nascondono sotto il nome di Associazione degli studenti per lo studio del marxismo (ASEMA), l’appellattivo inglese “Marxist Society” viene invece usato nelle università di Basilea e Friborgo, mentre sono attivi come “Marxistische Studierende Zürich” nel campus zurighese e come “Marxistischer Verein Unibe” in quello bernese. Benché si definiscano “marxiste”, esse promuovono esclusivamente il pensiero di una ben determinata scuola di pensiero trotzkista, quella fondata in Gran Bretagna da Ted Grant che teorizzava una strategia “entrista”, iscrivendosi cioè ai partiti più grandi della sinistra (di qualsiasi orientamento ideologico fossero) per accumulare forze: in Gran Bretagna la scelta ovviamente cadde sul Labour, in Italia su Rifondazione Comunista, in Germania sulla Linke. Nel nostro Paese invece venne scelto la GISO: l’organizzazione giovanile del Partito Socialista Svizzero si prestava infatti molto bene ai disegni della TMI. La Socialdemocrazia svizzera non ne era però ignara: sapeva perfettamente di questa operazione di infiltrazione! Il PSS poteva così strumentalmente mostrare, illudendo le nuove generazioni più combattive, di disporre di una opposizione interna apparentemente marxista, impedendo così che soprattutto nella Svizzera tedesca potesse sorgere una Gioventù Comunista. Ma la funzione di incubatore a favore dei trotzkisti è bruscamente terminato nei giorni scorsi: la “Funke” ha infatti annunciato – in una svolta che rinuncia alla vecchia linea “entrista” – la scissione e la formazione di un nuovo partito apertamente insurrezionale. Gli avvertimenti che i comunisti svizzeri avevano rivolto ai socialisti, inascoltati, insomma si sono prontamente avverati!

I media hanno dato ampio spazio alle boutade estremiste della TMI.

Atteggiamento missionario slegato dal movimento operaio

Le critiche rivolte al costituendo PCR non mancano: chi ne è uscito lo paragona più a una setta che non a un partito. L’impostazione quasi missionaria, con tanto di urlatori nelle stazioni ferroviarie, di comizi nelle mense universitarie, ecc. sono sistemi che ricordano quelli di predicatori religiosi che non quelli della tradizione del movimento operaio svizzero. A tratti la situazione raccontata rasenta il grottesco: “Una volta a una bambina di 10 anni è stato chiesto se fosse comunista” spiega un ex-militante. L’atteggiamento non è volto a migliorare la società, ma è rigidamente fine a se stesso, con una propaganda estrema, seguendo la strategia del “tanto peggio tanto meglio”: se le condizioni di vita delle persone peggiorano è positivo, così cresce la rabbia e il PCR ci guadagna in visibilità. L’incidenza reale nella vita politica del Paese è tuttavia inesistente e sembra quasi atta a creare un’immagine del comunismo stereotipata, che potrà forse galvanizzare temporaneamente i più giovani con slogan che rasentano il dogmatismo, come se la Svizzera del 2024 fosse la Russia del 1917, ma che non serve per costuire realmente una nuova generazione di militanti marxisti ancorati al territorio. Il turn over dei membri appare tuttavia molto rapido: i nuovi membri lo sono spesso solo sulla carta e poi scappano ovviamente facendosi una pessima idea di quello che sono i partiti di sinistra: chi scappa una setta non cerca alternative, si ritira nel privato ed evita l’attività politica.

Lo sanno bene i comunisti svizzeri – quelli che da 80 anni costruiscono il Partito con fatica e subendo la censura dei media mainstream e oggi anche lo “shadow ban” su Facebook: “un partito realmente marxista – spiega Massimiliano Ay, deputato nel Canton Ticino e segretario politico del Partito Comunista della Svizzera – non può e non deve essere una chiesa in cui ogni domenica si va a sentire un sermone e a fare un’offerta, ma è uno strumento di lotta concreta, in cui la disciplina non è confusa con l’ubbidienza e la cui organizzazione funge da lievito di una trasformazione sociale e soprattutto adegua la strategia alle reali necessità del paese in ogni epoca storica”. Il nuovo PCR sembra invece un’operazione di marketing che fa breccia fra gli universitari con una mentalità “liberal” che di volta in volta vogliono impegnarsi in una “buona causa” sia esso l’attivismo climatico, il femminismo intersezionale o l’aiuto umanitario: spesso si tratta di campagne puntuali, molto alla moda, ma che non colgono le reali contraddizioni sociali del paese. Peraltro la comunicazione del nuovo PCR è molto rozza: affermare che occorre destituire il Consiglio federale, espropriare i capitalisti e prendere il potere per introdurre l’economia pianificata ha senso? Massimiliano Ay è tranchant: “dal punto di vista politico si tratta di boutades estremiste, prive di connessione con la realtà nazionale e che servono a coprire di ridicolo il comunismo ridotto a una questione di folklore. La strategia della normalizzazione dei comunisti che il nostro Partito porta avanti con fatica ma anche con successo da anni è invece atta a restituire all’idea comunista una nuova credibilità, concreta, a difesa di due priorità Neutralità e Lavoro!”.

Un atteggiamento missionario e “alla moda” slegato dalla tradizione del movimento operaio.

E i soldi da dove arrivano?

Stando a quanto riferito dai suoi esponenti, la “Funke” disporrebbe già oggi di ben 11 funzionari stipendati: moltissimi per un gruppo che tutte le fonti ritengono composto di al massimo 300 iscritti. Si stima una spesa di almeno 300mila franchi all’anno fra salari, affitti e gestione politica corrente. Da nostre informazioni né il Partito Comunista della Svizzera né il Partito Svizzero del Lavoro, nonostante la presenza nelle istituzioni e il lavoro decennale, dispongono di tali mezzi! La capacità “di raccogliere somme immense per le sue dimensioni non è dovuto a ricchi mecenati segreti, ma semplicemente perché raccoglie denaro in modo estremamente aggressivo dai suoi membri e simpatizzanti” garantisce un ex-membro dell’organizzazione. E tuttavia altri osservatori hanno espresso dei dubbi: un partito che nasce dal nulla, che dispone pur senza una reale base di quel numero di impiegati, che stampa giornali e libri e a ogni sospiro dei suoi membri gode di copertura mediatica invidiabile sulle televisioni e sui più grandi giornali borghesi ad ampia tiratura lascia infatti perplessi. Chi ci guadagna a tutto ciò?! La retorica ultra-rivoluzionaria atta a confondere e poi ad allontanare la popolazione per disarticolare un movimento di opposizione rendendolo innocuo e distogliendo l’attenzione della reale lotta politica evitando che emergano sbocchi politici concreti indebolisce anzitutto quelle organizzazioni realmente anti-sistema che invece potevano davvero rappresentare un problema non tanto sul piano di massa (i numeri sono bassi per tutti) ma sul piano del pensiero e della cultura dominante.