Il segretario generale del Partito del Lavoro del Belgio (PTB), uno dei partiti di ispirazione marxista di maggiore successo in Europa occidentale, partecipando a un recente convegno a Cuba, ha tenuto un discorso in cui ha smascherato la vera natura dell’Unione Europea, spiegando in particolare come “fin dalla sua creazione, l’Unione Europea ha cercato di farsi passare per una potenza di pace, ma è una veste che non le si addice”. Ne proponiamo alcuni passaggi nella speranza che la sinistra svizzera e il movimento sindacale si emancipino dal pensiero unico europeista che gli è stato imposto da 30 anni da chi non ha a cuore gli interessi dei lavoratori!

Una storia guerrafondaia
Fino al XV secolo, l’Europa era poco più di una provincia del mondo, non più avanzata di altri continenti in termini di sviluppo. La situazione cambiò solo quando le potenze europee iniziarono a costruire il loro impero coloniale globale, fondato sulla tratta degli schiavi e sul saccheggio di altri continenti. L’accumulazione primitiva di cui il capitale aveva bisogno in Europa per instaurare il capitalismo su scala globale avvenne attraverso un bagno di sangue nel resto del mondo.
Fino alla fine del XIX secolo, gli inglesi furono la principale potenza imperialista. Altre nazioni, come Francia, Germania, Giappone, Belgio, Paesi Bassi e Portogallo, si contendevano le colonie e si scontravano regolarmente, finché non decisero di spartirsi l’Africa alla Conferenza di Berlino (1884-1886), trattandola come una torta da dividere tra loro.
All’inizio del XX secolo, la Germania si stava affermando lentamente ma inesorabilmente come grande potenza. Tuttavia, a differenza dei suoi rivali, possedeva pochissime colonie, un grave handicap per l’élite tedesca, che le desiderava sia come mercati per i propri prodotti finiti, sia come fonti di materie prime a basso costo. La competizione per la spartizione del mondo e la corsa alle colonie costituirono la base economica della Prima Guerra Mondiale.
Il concetto pan-europeo e il nazifascismo
Dopo la Prima Guerra Mondiale, la richiesta di un mercato interno europeo più ampio guadagnò slancio, soprattutto in Germania. Il conte Coudenhove-Kalergi fu il primo a proporre la trasformazione della Germania in una “Grande Europa” tedesca. Nel 1923 lanciò il suo “concetto pan-europeo”, che non era un progetto di pace, ma un disegno imperialista concepito su misura per Berlino. La sua idea di Europa si estendeva da Petsamo, nel nord della Finlandia, fino al Katanga, nel sud del Congo.
Coudenhove-Kalergi considerava l’Africa una risorsa per l’Europa, da sfruttare e integrare in un’unica entità, la “Paneuropa”, dando vita a un vasto impero coloniale sotto il controllo tedesco. Tuttavia, il suo progetto non si concretizzò.
Il conte non riuscì a raggiungere i suoi obiettivi e, alla fine, Hitler tentò di conquistare il continente con la violenza e la barbarie per realizzare la sua versione della “Nuova Europa”. 60 milioni di morti dopo, il progetto fascista fallì a sua volta.

Washington vuole una Germania forte: nasce la CECA
Le nazioni europee, appena sfuggite al nazismo, non avevano alcuna intenzione di rinunciare immediatamente alla loro ritrovata indipendenza per una nuova avventura europea. L’impulso decisivo per l’unificazione europea, infatti, giunse da altrove: da Washington. Negli accordi di Bretton Woods, il principale evento economico del XX secolo, gli Stati Uniti stabilirono che il commercio mondiale si sarebbe dovuto tenere in dollari. Il loro obiettivo era un mercato europeo dei capitali e delle merci completamente aperto agli interessi americani. “Viva l’Europa!”, gridarono a Washington. Con il Piano Marshall, gli Stati Uniti risolsero la loro crisi delle esportazioni e vincolarono economicamente l’Europa al capitale americano. Sempre Washington dettò le condizioni per il reinserimento della Germania nell’economia mondiale: secondo gli Stati Uniti, la Germania non doveva essere troppo debole, altrimenti sarebbe potuta cadere nelle mani dei comunisti! Doveva quindi riprendere a esportare carbone e acciaio dalla regione della Ruhr. A tale scopo, nel 1951 venne creata la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).

L’integrazione europea non serviva a prevenire la guerra, era un progetto del Pentagono
L’integrazione degli Stati europei non aveva lo scopo di prevenire la guerra. Al contrario, fu un progetto nato sotto l’egida del Pentagono, come parte di una strategia militare contro l’Unione Sovietica. Gli americani volevano rendere nuovamente operativo l’esercito tedesco, ma con equipaggiamenti statunitensi e nel quadro della NATO. In definitiva, il loro obiettivo era quello di riconquistare la zona di influenza sovietica. Per francesi, britannici, olandesi e belgi fu difficile digerire il fatto che Washington stesse nuovamente vestendo i tedeschi con l’uniforme militare. Ma gli Stati europei dovettero rassegnarsi al ruolo di “junior” partner degli Stati Uniti. A Bretton Woods (1944), il dollaro divenne la valuta mondiale, il colonialismo francese subì una pesante sconfitta in Indocina (1954) e gli inglesi e i francesi furono umiliati al Canale di Suez (1956).
Fin dall’inizio, l’unificazione europea ebbe una matrice coloniale. Quattro dei sei membri fondatori della Comunità Economica Europea (CEE), tra cui Francia e Belgio, erano ancora potenze coloniali al momento della firma del Trattato di Roma nel 1957, che non conteneva alcun riferimento alla decolonizzazione. Anzi, secondo la mappa della CEE dell’epoca, gran parte del suo territorio si trovava in Africa.

Le ambizioni neo-coloniali sono l’essenza dell’UE
Il presidente ghanese Kwame Nkrumah aveva giustamente dichiarato: “Il neocolonialismo francese si sta fondendo con il neocolonialismo collettivo del Mercato Comune Europeo”. Le ambizioni coloniali o neocoloniali delle potenze europee vengono ora presentate come “missioni di civiltà”, “missioni civili” o “missioni geopolitiche”, ma in realtà la sostanza non è mai cambiata: si tratta sempre di ex Stati imperialisti alla ricerca di un nuovo modo per conservare la loro antica gloria. Dal 1957 a oggi, l’“Europa della pace” ha continuato a fare la guerra: dal Congo di Lumumba al genocidio in Ruanda, dalla Libia ai numerosi interventi nell’Africa subsahariana, dall’Iraq e dall’Afghanistan all’ex Jugoslavia. No, l’Unione Europea non è mai stata una forza di pace.