In data 5 febbraio 2025, in occasione della Cerimonia di consegna dell’onorificenza accademica di Dottore honoris causa dall’Università di Aix-Marseille, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella si è rivolto agli studenti, parlando del passato, presente e futuro dell’Unione Europea.
Tra i passi più assurdi del discorso si trova un paragone tra le “guerre di conquista” che furono “il progetto del Terzo Reich” e l’intervento militare della Russia in Ucraina; se si decide, anche solo per un momento, di ignorare il rumore dei 27 milioni di morti sovietici della Seconda Guerra Mondiale che si rigirano all’unisono nelle proprie tombe, si possono individuare i problemi di questa analogia.
Anche senza considerare il fatto che la situazione politica delle parti in causa oggi non è minimamente paragonabile a quella dei paesi impegnati dal conflitto 70 anni fa, o la questione della scala bellica, parlare di guerra di conquista nel caso odierno è al limite del buon senso e oltre il buon gusto. Se proprio si desidera fare un paragone con delle vicende storiche, sarebbe più opportuno tracciare delle analogie tra la politica russa in Donbass e l’irredentismo italiano con Trento e Trieste. Questo perché la questione non è nata, nonostante Mattarella voglia farlo sembrare, nel 2022, ma nel 2014, in seguito al golpe dell’Euromaidan e all’inizio delle persecuzioni nei confronti della popolazione russofona del Donbass.
Mattarella, poi, parla dell’inefficacia delle misure di “appeasment” prese dalle potenze europee nei confronti della Germania nelle fasi inziali della Seconda Guerra, avvisando l’uditorio sull’inefficacia che misure simili avrebbero oggi; viene da chiedersi a quali misure si riferisca il Presidente, considerando l’enorme quantità di sanzioni imposte alla Russia, e la loro completa inefficacia. Ma l’elemento più importante a muovere la ruota delle vicende che trovano impegnati questi due paesi -elemento curiosamente ignorato dal Presidente italiano in tutto il suo discorso- è la pressione esercitata dalla NATO sui confini della Russia e le azioni di questa organizzazione criminale ai danni del mantenimento della pace nel mondo sin dalla sua creazione.
E proprio di pace parla Mattarella, elogiando il traguardo di 70 anni di pace raggiunto dall’Europa. Che il Presidente si stia scordando di qualche fatterello di qualche decennio fa? Anche considerando questa pace come strettamente europea, eliminando dall’equazione le dinamiche di tensione della Guerra Fredda, la Guerra di Corea, il Vietnam, l’Afganistan, l’Iraq e vari altri conflitti su scala globale negli ultimi 70 anni, ci si dovrebbe sentire quantomeno un filo ipocriti a dimenticare completamente i sanguinosi conflitti degli anni ’90 proprio alle porte dell’Unione Europa, nei paesi dell’ex- Jugoslavia. Risulta poi ancora più difficile parlare di pace se si considera che nelle guerre fratricide di quegli anni a sporcarsi di sangue ci furono, anche allora, pure gli stessi responsabili dei conflitti di oggi, vale a dire gli Stati Uniti e la NATO.
Ma a essere ancora più assurdo, nell’analisi dello sviluppo di questa “pace”, risulta il fatto che nel suo discorso Mattarella sembra volerne attribuire i meriti alla diffusione delle democrazie liberali in seguito al crollo dell’Unione Sovietica.
A preoccupare maggiormente, però, è una frase presente alla fine del discorso del Presidente, in cui egli afferma: “Le attuali istituzioni non bastano, tuttavia, e le riflessioni poste in essere dalla Conferenza sul futuro dell’Europa negli anni scorsi meritano di essere riprese e attuate, con una politica estera e di difesa comune più incisiva, capace di trasmettere fiducia nei confronti del ruolo europeo nella risposta alle sfide globali.” Inquieta infatti pensare, in una situazione globale in cui a regnare di certo non è il dialogo ma piuttosto una furiosa lotta per la sopravvivenza, scatenata dall’attuale ordine unipolare morente, che si possa, anzi si debba, porre in atto politiche estere ancora più pressanti e manovre di difesa più intense.
E infine, un ultimo appunto: il presidente parla della capacità dell’Unione Europea di saper reagire alle crisi e di sapersi opporre alle violazioni dei diritti umani, come nel caso dell’”aggressione russa all’Ucraina”. Sarebbe bello e onorevole vedere una simile reazione dell’Unione Europea quando a violare i diritti umani sono altri, anche se sono alleati storici come Israele e Stati Uniti, e soprattutto se la vittima è un paese che negli ultimi 70 anni di pace non ne ha vista, come la Palestina.