I nuovi compiti dei giovani comunisti

Sabato 8 febbraio 2025 il movimento giovanile del Partito Comunista si è riunito in assemblea e, dopo cinque anni, ha sostituito il suo coordinatore: dopo il compagno Luca Frei, eletto poco prima del lockdown alla testa della Gioventù Comunista (GC) è stato chiamato il compagno Adam Barbato-Shoufani. Anagraficamente è il più giovane dei nove coordinatori della GC eletti negli ultimi vent’anni: si tratta di una precisa scelta politica per rafforzare la presenza in ambito scolastico dopo che negli ultimi anni l’interesse era passato soprattutto al settore universitario e professionale.

Non piegarsi alle pressioni della borghesia, avere fiducia in se stessi!

Negli ultimi cinque anni Luca Frei ha avuto il merito di tenere la barra dritta: le pressioni politiche e personali subite soprattutto con la guerra in Ucraina sono state una prova non indifferente, ma i giovani comunisti sono rimasti fermi sulle proprie convinzioni, non hanno seguito le mode, non si sono adeguati alla narrazione dominante e hanno saputo tenere la linea senza tentennamenti, nella consapevolezza che come marxisti avevamo letto con anticipo quello che sarebbe accaduto (e che in questi giorni si sta palesando).

Ma Luca Frei ha avuto anche il merito di aver saputo unire con coerenza la politica estera con la politica interna: soprattutto in questa epoca storica, infatti, quello che succede a livello internazionale non solo influisce, ma addirittura determina i rapporti di forza all’interno della Svizzera e persino del piccolo Ticino. Collocare correttamente l’organizzazione nelle nuove dinamiche geopolitiche e formare di conseguenza i militanti assume quindi un’importanza strategica. L’emancipazione di un popolo, e soprattutto l’emancipazione delle nuove generazioni, può infatti esistere solo se c’è una guida organizzata che sa orientare il percorso verso l’indipendenza nazionale, la neutralità e quindi il socialismo.

Chi si dice democratico vuole in realtà indebolire la democrazia

I giovani comunisti di oggi vivono in un’epoca turbolenta, per tanti versi negativa dal punto di vista economico, sociale, lavorativo e anche nella scuola le forme di selezione stanno aumentando. Senza contare l’alto rischio di guerra: l’imperialismo atlantico, infatti, pur con le contraddizioni interne che attraversa oggi con l’elezione di Trump, resta pericoloso e aggressivo nell’ottica di frenare l’impetuoso sviluppo dei paesi emergenti, in primis Russia e Cina.

Soprattutto i giovani vengono fatti vivere in un mondo ovattato: l’indottrinamento contro la neutralità svizzera, l’impostazione eurocentrica e guerrafondaia che in ultima analisi è profondamente anti-comunista potrà solo crescere. Il sistema democratico subirà passi indietro: diminuirà il pluralismo (e lo stiamo vedendo già oggi non solo con telegiornali sempre più unilaterali, ma anche con la sospensione dei professori filo-palestinesi dalle università) e si ridurranno gli spazi di democrazia e di agibilità politica per i partiti di opposizione, ad esempio introducendo soglie di sbarramento e modificando le leggi elettorali per svuotare di prerogative il parlamento.

Questi irrigidimenti sono peraltro sempre avvenuti nei contesti di crisi sistemiche e per prepararsi alla guerra occorre che la borghesia compatti il fronte interno e aumenti il controllo sociale sui giovani (ecco perché vogliono sia arruolare anche le donne sia distruggere il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare).

Il grande rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara ci aveva già avvertito affermando: “la democrazia liberale è il sistema di governo della borghesia quando non ha paura, il fascismo quando invece ha paura”. E la transizione al multipolarismo fa molta paura poiché significa, per l’imperialismo occidentale, di perdere il suo predominio economico, politico e militare sul resto del mondo.

Il protagonismo giovanile non deriva dal “giovanilismo” ma dal responsabilizzare le nuove generazioni

Il ruolo della Gioventù Comunista è oggi anzitutto di organizzare le avanguardie giovanili in questo contesto difficile e ostile, andare a trovare senza timore cioè quelle ragazze e quei ragazzi che hanno colto la situazione e stanno sviluppando senso politico e coscienza critica: è importante che non si sentano isolati ma che trovino una dimensione collettiva, solidale e comunitaria in cui insieme crescere politicamente, costruendo un’identità comune.

In secondo luogo è importante che i giovani abbiano fiducia in se stessi, sviluppino un sano anticonformismo e non rifuggano ma anzi imparino a gestire il conflitto: per farlo bisogna produrre una vera contro-informazione che si opponga alle narrazioni dominanti, mainstream: ecco perché in questa fase si deve insistere sul pluralismo!

Fra i giovani e nella scuola deve passare la consapevolezza che la realtà può essere interpretata da letture diverse e la Gioventù Comunista ha la responsabilità di rivendicare con forza sia dai professori sia dai giornalisti, passando dagli influencer, la legittimità di una lettura di classe, cioè marxista-leninista della storiografia, dell’economia, della geopolitica, ma anche dell’arte e della letteratura. Per portare un altro punto di vista però è indispensabile che vi sia organizzazione: se prevale la dimensione individualista tipica dei modelli intellettuali e artistici oggi egemoni, allora nulla cambierà!

Solo se ci sarà indipendenza ideologica; solo se ci sarà disciplina e solo se ci sarà una militanza costante che faccia diventare i membri della Gioventù Comunista un punto di riferimento fra coetanei (anche coloro che magari la pensano diversamente) gli obiettivi di democrazia partecipativa, di solidarietà e di egualitarismo potranno prevalere.

C’è infatti un antidoto all’anti-comunismo e alla stretta autoritaria e bellicista che la borghesia atlantista vuole imporre al Paese: la nostra serietà e la nostra militanza! L’invito è di stare sul territorio, di costruire le lotte non solo di commentarle, di approcciare tutti anche chi non la pensa come noi rendendo accogliente il movimento comunista.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.