In Serbia il governo investe nella scuola. La SKOJ si distanzia delle proteste “liberali e filo-NATO”

La Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ) attiva in Serbia ritiene che il cosiddetto “Editto studentesco” che starebbe alla base delle manifestazioni di piazza che stanno destabilizzando Belgrado da qualche mese “non rappresenta altro che un opuscolo liberale, basato su frasi astratte e vuote sulla libertà e lo stato di diritto” senza però menzionare “in alcun modo le vere cause dei problemi della nostra società”.

Non si sa chi convoca le manifestazione e chi ne decide le rivendicazioni

Lo stesso crollo della pensilina di Novi Sad che dovrebbe essere all’origine delle proteste, come hanno spiegato anche i media mainstream svizzeri ed europei, non viene citato: “il testo non contiene una sola parola su questioni chiave come il lavoro, il capitale straniero, l’imperialismo, la mercificazione dell’istruzione e l’acquisto di diplomi, la Dichiarazione di Bologna, il settore finanziario controllato da banche estere, un’economia legata al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale, alla NATO, all’UE, nonché altri importanti argomenti sociali”. Al contrario – spiega la SKOJ – la piattaforma che convoca le manifestazioni non è democratica e trasparente: nessuno sa chi ne è l’autore e chi l’abbia votata.

Il cosiddetto “editto degli studenti”: un patetico elenco di principi astratti, che non affronta i veri problemi del paese.

Il governo serbo ha accolto la rivendicazione principale

Ma oltre a ciò non si prende in considerazione che la decisione del governo serbo di aumentare del 20% il bilancio destinato all’istruzione superiore in Serbia rappresenti un passo significativo a favore del diritto allo studio e di una scuola accessibile a tutti. “Questo aumento di bilancio si tradurrà in una riduzione del 50% delle tasse universitarie e in un aumento del 15,97% degli stipendi dei professori. Esso consente a un numero maggiore di studenti provenienti da famiglie povere di proseguire gli studi” sottolineano i giovani comunisti serbi che rifiutano di unirsi alle manifestazioni, che accusano di essere diventate “essenzialmente liberali e reazionarie e da un carattere anti-nazionale. Dobbiamo essere onesti e affrontare i fatti: le proteste sono attualmente sotto il controllo dell’opposizione filo-occidentale e anti-popolare e gli studenti progressisti ora hanno ben poche influenze sulla linea politica delle manifestazioni”.

Belgrado: la facoltà di Filosofia occupata. Nonostante il governo abbia accolto le richieste degli studenti, le manifestazioni continuano. Con quale scopo?

L’UE manipola gli studenti con slogan “vuoti”

Per la SKOJ le rivendicazioni sociali della piazza sono state accolte dal governo, ma stranamente le proteste continuano, istigate da settori europeisti e atlantisti che vogliono in realtà solo fomentare il caos. In effetti i manifestanti contestano un situazione di generica “corruzione” ma, come spiega la Lega della Gioventù Comunista si tratta di “demagogia per ingenui”. L’opposizione, infatti invoca i valori ‘occidentali’ nella lotta alla corruzione ma “dimentica che gli USA e l’UE sono esempi dei più grandi scandali di corruzione”. La SKOJ sottolinea che se qualcuno nutriva qualche illusione sulla natura delle attuali proteste, dopo l’adozione dell'”Editto studentesco” tutte le maschere sono cadute e il carattere anti-nazionale, cioè filo-imperialista e globalista appare ormai evidente.

Anche il Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ), molto critico verso il governo Vucic, si schiera contro le proteste.

È una protesta anti-nazionale a favore dell’UE e della NATO

Anche il Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ), formazione dell’opposizione extra-parlamentare invero molto critica verso il presidente Vucic, non si scompone e invita i lavoratori serbi “a non partecipare alle proteste filo-imperialiste organizzate a Belgrado dall’opposizione borghese e dagli studenti ad essa simpatizzanti”. L’opposizione civica infatti “usa gli studenti e i giovani come strumento per raggiungere i loro obiettivi politici” attuando il corso “imposto loro da Washington, Bruxelles e Londra”. L’NKPJ sottolinea peraltro che sia l’opposizione sia il governo sostengono l’ingresso della Serbia “nella prigione imperialista dei popoli, l’Unione Europea, la cui unica ragione di esistenza è che i ricchi diventino ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri”. L’unica differenza è che mentre il governo è patriottico e pone delle condizioni, l’opposizione è neo-liberale e totalmente succube culturalmente all’Occidente e rifiuta la cooperazione con la Cina e la Russia. Necessario e urgente – aggiungono i comunisti – è invece “guidare la lotta contro l’imminente ondata di chiusure di fabbriche e di perdite di posti di lavoro nel nostro Paese, annunciate da investitori stranieri sfruttatori a causa della crisi globale del capitalismo e della continua attuazione del processo di privatizzazione, contrario agli interessi sia dello Stato che dei suoi cittadini”.