Sarebbe la prima volta dal 1962, anno delle manifestazioni contro la guerra in Algeria. Anche i socialisti dissidenti denunciano l’attitudine liberticida di Manuel Valls e la «deriva liberista» del PS: tutta l’opposizione al governo sulle barricate. Il leader del Front de Gauche Jean-Luc Mélenchon chiede a François Hollande di annullare la decisione del suo Primo Ministro, la fine delle violenze contro i lavoratori e il ristabilimento della vita democratica nel paese.

Non sembra esserci limite al peggio, in Francia: la linea anti-popolare e ultra-padronale del governo socialista della coppia Valls-Hollande non sembra volersi limitare allo smantellamento dei diritti sociali e alla liberalizzazione del mercato del lavoro, ma pone ora sotto assedio anche i più elementari diritti civili. Come ad esempio la libertà di manifestazione.
Una manifestazione lanciata dalle sigle sindacali – CGT in testa – e prevista per domani, ha ricevuto il niet della Prefettura. Un divieto atteso per 24 ore dai sindacati, e che lascia presagire facilmente implicazioni politiche, attraverso l’intervento dell’Esecutivo, sempre più alle strette di fronte alle mobilitazioni massicce contro la nuova legge del lavoro (Loi el-Khomri).
Una decisione, quella della leadership transalpina, che ha scatenato l’ira unanime di tutte le forze d’opposizione, compresa quella interna al Partito Socialista – del quale denuncia la «deriva liberista» – capeggiata dal deputato Christian Paul, che punta il dito contro Valls.

Durissimo il leader della sinistra Jean-Luc Mélenchon, che si scaglia contro la deriva autoritaria delle autorità, e si rivolge direttamente a François Hollande, esigendo l’annullamento della decisione del suo Primo Ministro, la fine delle violenze contro i lavoratori in sciopero e il ristabilimento della vita democratica nel paese