© DEFA-Stiftung/Herbert Kroiss
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“Verteidigt euch!”: all’Ex*Rex risuona l’appello contro il nucleare del campo socialista

“Verteidigt euch!” (“Difendetevi!”): è con queste parole, pronunciate da un lapidario Jürgen Frohriep nei panni del capitano Manfred Van Der Lohe, che dalle immagini di “Weisses Blut” (Repubblica Democratica Tedesca, 1959) giunge a noi il grave quanto attuale appello a mobilitarsi contro gli esperimenti nucleari del mondo occidentale. Esperimenti che se allora si traducevano in massicce e frequenti esercitazioni con l’uso di ordigni atomici, oggi si possono invece ritrovare nelle politiche energetiche (come quella svizzera) che, incuranti dei rischi per la popolazione, mantengono in vita un’obsoleta rete di centrali nucleari in tutto il mondo. Ma su questo ritorneremo più avanti.

L’opera, firmata da Gottfried Kolditz, proiettata lunedì 8 agosto al Cinema Ex*Rex, ha riscosso un certo successo: nonostante la concomitanza con la visione in Piazza di “Le Ciel attendra”, incentrato sul percorso di reclutamento di due ragazze da parte degli integralisti dell’ISIS, la sala adiacente alla piazza era gremita di appassionati, a testimoniare l’interesse che ancora (fortunatamente) suscita la filmografia della Germania Est. La pellicola rappresenta un ottimo esempio di come quest’ultima, capitanata dalla DEFA, non avesse nulla da invidiare (anzi) al cinema occidentale targato Hollywood: in un’ora e mezza si è svolta sotto i nostri occhi una vicenda carica di tensione, dramma e passione, che ci ha proposto un cinema d’intrattenimento capace di integrare un’altrettanto riuscita riflessione storica e politica. Una capacità spesso difficile da reperire al giorno d’oggi.

Ed è proprio sullo sfondo di un melodrammatico climax di tensione che viene esposto il messaggio politico del film, frutto di una prospettiva critica nei confronti delle responsabilità della classe dirigente della Repubblica federale in merito alla proliferazione nucleare. Mentre, nella fiction, i protagonisti vengono progressivamente a conoscenza delle regole e della posta del pericoloso gioco in cui sono rimasti invischiati, il pubblico, in sala, si confronta progressivamente con la realtà, le responsabilità storiche e i gravi pericoli dello sviluppo dell’armamento nucleare della NATO. Ancora una volta emerge il dominio politico ed economico di una borghesia uscita indenne dalle politiche di “de-nazificazione di facciata” dell’Ovest (emblematica la scena in cui vari ufficiali, banchieri e avvocati si compiacciono del primo, imminente successo “nach dem Niederlag”, dopo la sconfitta), che pone i propri interessi al di sopra della salute e della sicurezza non solo dell’intera popolazione, ma addirittura dei propri familiari (il banchiere Heinz Parochlitz, suocero del capitano Van der Lohe, non si fa nessuno scrupolo ad inviarlo negli USA per partecipare a pericolose esercitazioni nucleari, completamente incurante della sua sorte come di quella del nipotino che verrà concepito in seguito a tali esperimenti).

Una scena della pellicola. © DEFA-Stiftung/Herbert Kroiss
Una scena della pellicola.
© DEFA-Stiftung/Herbert Kroiss

Tale crescendo di tensione raggiunge il suo culmine proprio nella scena finale del lungometraggio: dopo aver visto su di sé gli effetti degli esperimenti nucleari e dopo aver compreso quali ripercussioni questi possano causare anche in Europa, il capitano Van der Lohe acconsente ad incontrare i giornalisti per denunciare l’omertà delle autorità federali e i rischi cui queste sottopongono l’intera popolazione. Il condannato, redento, assume quindi il ruolo di combattente per il diritto alla vita, lanciando un appello affinché la società occidentale non resti immobile ad attendere che la morte le giunga sopra la testa: se nel 1959 ben poco si poteva fare per eliminare gli effetti degli esperimenti già effettuati (le radiazioni venivano ormai già diffuse in tutto il globo dalle correnti atmosferiche), una mobilitazione della società civile avrebbe potuto evitarne di nuovi, o quantomeno di ridimensionarne le proporzioni.

Nell’odierno 2016, pur non avendo più il problema delle detonazioni sperimentali e della diffusione di radiazioni per via aerea (quantomeno non nelle dimensioni degli anni in cui è stato girato il film), il pericolo dell’atomo esiste e non è da sottovalutare nemmeno nella nostra piccola e idilliaca Svizzera. I vari impianti nucleari ancora in attività nel nostro Paese costituiscono un rischio costante di devastazione del territorio e reattori come quello di Beznau, il più vecchio del suo genere ancora funzionante in tutto il mondo, sono ormai obsoleti e poco sicuri, come affermano da anni vari esperti del settore. Rendiamoci conto del fatto che un incidente a una di queste centrali basterebbe per rendere buona parte della Svizzera un luogo inabitabile!

Per riprendere le parole di Van der Lohe, oggi abbiamo però la possibilità di “difenderci” da un simile scenario: l’iniziativa popolare “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare”, in votazione il prossimo 29 novembre, ci dà la possibilità di non continuare con gli errori del passato e di tracciare un futuro energetico maggiormente sostenibile e carico di opportunità. Perciò non esitate: difendetevi e votate sì a questa coraggiosa iniziativa!

Zeno Casella

Zeno Casella, classe 1996, è consigliere comunale a Capriasca per il Partito Comunista. Tra il 2015 e il 2020, è stato coordinatore del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).