Il 30 agosto si celebra in Turchia la “Giornata della Vittoria”, una data significativa nella storia del Paese, in cui viene ricordata la battaglia di Dumlupinar che, nel 1922, determinò la sconfitta degli eserciti imperialisti occidentali che avevano occupato e diviso il Paese in zone di influenza e strumentalizzando le minoranze etniche. Poco più di un anno dopo venne istituita la Repubblica.
L’evento è stato ricordato con particolare vigore dal Partito Comunista di Turchia (TKP), che ha diramato una dichiarazione pubblica, ripresa anche dal giornale progressista “Sol“, in cui si legge: “in occasione di questa vittoria, salutiamo il Comandante Mustafa Kemal e il nostro popolo che lottò contro l’occupazione imperialista!”. Un riferimento così esplicito alla tradizione rivoluzionaria di Mustafa Kemal Atatürk, spesso vituperato da certa sinistra globalista e dai separatisti etnici, è un netto segnale politico che il TKP lancia ai progressisti: le tradizioni nazionali non devono essere più lasciate ai fascisti!
“La nostra vittoria – scrivono i comunisti – fu ottenuta non solo nella guerra contro gli invasori imperialisti e i loro burattini regionali, ma anche nella lotta contro vari collaborazionisti interni: la dinastia ottomana che oppresse il popolo anatolico per secoli, i parassiti reazionari che vendettero la Patria per i propri scopi religiosi, i mercanti che parlarono in nome dei propri clienti-padroni”. Il TKP denuncia poi che ancora oggi la Turchia risulta essere sotto l’occupazione di queste forze, accusando gli “svendipatria” capitalisti di sfruttare le risorse naturali ed umane del Paese: “ciò che creò il 30 agosto fu lo sforzo risoluto di un gruppo di rivoluzionari e del popolo anatolico. Loro vinsero; gli imperialisti, i reazionari e i monarchici persero”!