Nata nel 1907, l’Unione Nazionale degli Studenti Francesi (UNEF) è una delle strutture storiche del movimento studentesco europeo. Nel corso degli anni ha vissuto alcune scissioni: quella più nota è legata allo scontro fra l’UNEF-ID vicina ai trozkisti e l’UNEF-SE che restava vicina ai socialisti di sinistra e al Partito Comunista Francese. Nel 2001 poi le due UNEF si riuniscono e, da allora, il sindacato risulta essere sotto l’egemonia politica della sinistra socialdemocratica.

Da un anno a questa parte però l’UNEF – che ha sempre goduto del primato della rappresentatività studentesca sul piano nazionale – sta attraversando un momento piuttosto difficile: alle ultime elezioni studentesche del febbraio scorso è stata addirittura superata dal sindacato concorrente, la FAGE, nata nel 1989 e maggiormente orientata ai servizi.
Una parte della crisi dell’UNEF va ricercata nelle influenze tipiche della sinistra liberal europea che sta spingendo il sindacato in discussioni filosofiche idealistiche del tutto avulse dalla realtà sociale e materiale della maggioranza dei giovani. L’UNEF risulta insomma talvolta bloccata dalle lotte di frazione.

La corrente maggioritaria, di fatto vicina ai socialisti, anche se si definisce “apartitica”, ha tentato di rovesciare la cassiera dell’organizzazione, in quanto militante del movimento “La France Insoumise” di Jean-Luc Mélenchon, concorrente di sinistra al PS. Il posto di cassiere è in effetti strategico visto che controlla le circa 20’000 tessere dell’UNEF: l’epurazione dal sindacato di 8 dirigenti studenteschi vicini agli “insoumise” ha fatto ribellare una parte delle assemblee studentesche di base. I vertici per contro accusano i neo-comunisti di non rispettare sufficientemente l’indipendenza sindacale dell’UNEF.
Le correnti studentesche che co-abitano nell’UNEF se le stanno dando, insomma, di santa ragione ma non solo per le simpatie partitiche. E nemmeno tanto su temi politici prioritari come gli studenti-lavoratori, il precariato o le borse di studio, quanto su temi quali il razzismo e la laicità.

C’è, ad esempio, all’interno dell’UNEF, chi ha proposto di mobilitarsi per avere delle sale di preghiera nelle scuole, facendo così imbufalire non solo la parte laicista del sindacato, ma anche quei militanti studenteschi che vorrebbero il primato dei diritti sociali collettivi sui diritti civili individuali. Ma la cosa che più sta compromettendo l’unità sindacale, arrivando in alcuni casi a paralizzare l’organizzazione, è il tema dell’anti-razzismo che ha raggiunto livelli piuttosto incredibili. L’UNEF ha infatti sostenuto esplicitamente di recente l’organizzazione di un discusso festival afro-femminista, entrato in cronaca poiché una parte di esso era dichiaratamente “non mista” cioè “riservata alle sole donne nere” suscitando l’indignazione della politica e persino di ex-leader studenteschi che hanno denunciato un “razzismo al contrario”. L’esperienza di questo festival è poi addirittura stata applicata nell’ambito della Direzione dell’UNEF che ha organizzato sedute “razzialmente non miste” in cui ha escluso i bianchi come forma di “sensibilizzazione anti-razzista”. A ciò aggiungiamo la polemica ideologica sulle questioni di genere, che secondo alcuni settori dell’UNEF avrebbe ormai raggiunto un livello esasperato.
Naturalmente la polemica è servita, ma alla maggioranza degli studenti non gliene importa troppo dei salotti di discussione che stanno animando le sigle di una buona parte della sinistra studentesca e, nel frattempo, il governo di “centro-sinistra” del neo-liberista Macron agisce sulle cose che …contano davvero.