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Il Libano e i manifestanti “liberi e indipendenti”

I manifestanti presuntamente “liberi e indipendenti” di Beirut protestano contro il nuovo governo formato da tecnici sotto la guida di Hassan Diab perché a loro avviso è sottoposto alla divisione partitica e confessionale. Forse a tali manifestanti sfugge un elementare concetto, ovvero che la logica partitico-confessionale è prevista dalla costituzione libanese, basandosi infatti sul censimento di un secolo fa e a cui mai ne è seguito uno nuovo. Il potere è ripartito quindi in tre terzi tra cristiani, principalmente maroniti di orientamento prevalentemente reazionario, sunniti e sciiti.

Se si procedesse – come desiderano i manifestanti – a stabilire un nuovo criterio di voto senza quote, il risultato, lo sanno tutti, sarebbe l’esatto opposto di quello che vorrebbero i manifestanti, i quali sono dichiaratamente contro gli sciiti ed Hezbollah. Ora è palese evidenza che se qualcuno manifesta per ottenere un risultato opposto alle rivendicazioni che almeno ufficialmente avanza, significa che ha come obiettivo quello della totale destabilizzazione del paese, che, nel caso del Libano, come il Novecento ha insegnato, significa spesso guerra civile.

Gli sciiti ed Hezbollah, le forze migliori di quella nazione, pur sapendo che oggi gli sciiti sono oltre la metà della popolazione, non hanno mai rivendicato una revisione costituzionale perché sanno che gli elementi a loro contrari, interni e nella regione, si mobiliterebbero subito per sabotare e distruggere un governo che fosse espressione dell’autentica volontà della maggioranza dei libanesi. Hezbollah quindi accetta la tripartizione costituzionale, sapendo bene che, pur non essendo democratica, garantisce una minima coesione sociale e condivisione delle sorti del paese da parte di tutte le comunità.

Mi stupisce, come sempre, che i mezzi di informazione dimentichino in larga parte queste ineludibili premesse, parlando con molta generica superficialità di manifestanti che si batterebbero per la “democrazia” e la “libertà”, ma forse è inutile stupirsi, sono i soliti concetti, usati come clave, dalla propaganda occidentale.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.