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Karol Wojtyla, il papa reazionario

Karol Wojtyla è nato il 18 maggio 1920 a Wadowice, vivendo e operando politicamente oltre il suo secolo. Certamente tra i peggiori papi della storia, i danni nefasti che ha impresso alla chiesa cattolica sono spiegati dettagliatamente da una infinità di cattolici di buona volontà in libri, articoli e documenti.

Papa Giovanni Paolo II con il dittatore cileno Pinochet

Giovanni Paolo II ha fomentato i movimenti, distrutto le parrocchie, compiuto scelte ecclesiali devastanti, rimuovendo vescovi amati e rispettati e promuovendo figure ambigue per vicinanza al danaro o alla violenza sessuale, ma politicamente a lui prossime. Giovanni Paolo II è stato infatti e soprattutto un politico abilissimo e spregiudicato, certamente tra i più influenti e i più importanti del suo tempo, pronto a fare accordi con generali golpisti e assassini come Videla e Pinochet, a finanziare illecitamente organizzazioni volte al sovvertimento dello stato di diritto come Solidarnosc in Polonia, a mantenere con la mediazione della Democrazia Cristiana romana rapporti ambigui con sistemi dichiaratamente criminali come la banda della Magliana, ma se queste azioni spesso lo hanno visto trafficare al riparo dei palazzi vaticani, come anche nel caso dello IOR e del Banco Ambrosiano, è indubbio che Wojtyla sia stato il campione ineguagliato del conservatorismo capitalista, un autentico reazionario che ha favorito il liberal-liberismo politico in tutte le sue forme e in ogni parte del mondo, pur di contribuire a distruggere ogni possibile idea di convivenza umana fondata sull’uguaglianza e sulla solidarietà.

Quando le circostanze lo richiedevano, con grande abilità, ha espresso qualche critica al sistema economico che lui stesso favoriva, per cercare di fingere una prossimità al Vangelo che non gli è mai interessata, come dimostrato ad esempio distruggendo le comunità di base e la Teologia della Liberazione.

D’altronde la sua stessa elezione era avvenuta nell’ottobre del 1978 in accordo con la curia romana che voleva coprire il buco economico realizzato negli ultimi tempi, malefatte subito risultate evidenti a papa Luciani, Giovanni Paolo I, morto dopo un mese di regno per uno studiato sovradosaggio dell’ansiolitico che prendeva abitualmente. Tali traffici erano cominciati all’insaputa di papa Paolo VI, questo sì un grande papa, si pensi alla sua enciclica “Populorum progressio”, un testo avvincente e aperto al dialogo con il socialismo, tra i più innovativi, era il 1967, del suo tempo.

Paolo VI con Gromiko, ministro degli esteri dell’URSS

Proprio l’elezione di Giovanni Battista Montini nel 1963 aveva confermato, se ancora ve ne fosse stato bisogno, che la politica è sempre stata parte delle questioni vaticane. Contro l’elezione comunque riuscita di Paolo VI sono intervenuti pesantemente su molti cardinali italiani, spagnoli, tedeschi, ma anche francesi, il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, il dittatore spagnolo Francisco Franco – la moglie orchestrava ore ininterrotte di preghiere nella cappella privata del caudillo contro Montini – e il presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni. Nella stessa elezione addirittura si sono spesi i servizi segreti italiani, quelli che l’anno dopo avrebbero tentato il colpo di stato insieme al generale De Lorenzo, mandando una comunicazione ai cardinali italiani per impedire in quel rovente giugno del 1963 di eleggere Krikor Bedros Agagianian, armeno di stanza in Libano, ma con una sorella, Elizabeta Papikova, funzionaria sovietica a Erevan.

Alcuni papi dunque assolvono al meglio il loro compito ecclesiale, nel solco del mandato evangelico, Paolo VI è stato certamente uno di questi, altri se ne disinteressano, facendo prevalere le funzioni politiche del pontificato, Karol Wojtyla è stato un gigante del pensiero reazionario, un uomo capace di incidere con forza e determinazione nel suo tempo, uno dei pochi politici del Novecento in grado di modificare con il suo pensiero e la sua azione il cammino del secolo.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.