L’ultima sessione del Gran Consiglio del Canton Ticino riunitasi in plenaria extra-muros al Mercato coperto di Mendrisio ha discusso su due trattande la questione COVID-19. In un primo dibattito libero in entrata ci si è soffermati sulla gestione della pandemia, mentre con il secondo punto all’ordine del giorno il parlamento ha dato scarico al governo sulle misure di carattere principalmente finanziario adottate durante la prima ondata, quando dichiarando lo stato di necessità, il Consiglio di Stato aveva di fatto accentrato su di sè i poteri dello Stato.
Difendiamo i diritti dei lavoratori della sanità, senza se e senza ma!
Il Partito Comunista ha posto sul tavolo del parlamento anzitutto la questione dei diritti dei lavoratori, quelli che venivano applauditi durante la prima ondata: “non si può andare avanti con personale sanitario avventizio o ancora in formazione pagato a ore: ci vuole un incremento delle assunzioni”, ha spiegato il deputato comunista Massimiliano Ay attaccando la politica borghese: “negli anni scorsi avete tagliato pesantemente sulla sanità pubblica e foraggiato le cliniche private, avete scaricato i costi della formazione sui paesi esteri e avete peggiorato le condizioni di lavoro del persone sanitario”.

Se già stavi male prima del lockdown, allora …muori!
Alessandra Gianella, capogruppo liberale in Gran Consiglio ha criticato la sinistra: il parlamento non sarebbe un “bazar di richieste”. Il suo timore, infatti, è che l’obiettivo padronale di semplificare le leggi (che tradotto dal politichese significa liberalizzare la società togliendo i vincoli che frenano l’imprenditoria privata) possa essere abbandonato dalle rivendicazioni socialiste e comuniste per affrontare gli effetti economici e sociali della pandemia. E qui è uscito l’animo liberista del nuovo PLR: la capogruppo ha esortato a “non aiutare chi già prima era sulla via del tramonto”. Insomma: le PMI che già prima del lockdown erano in difficoltà …devono morire! Evidentemente a tutto vantaggio del grande capitale e delle multinazionali! A questo punto quale sarebbe la soluzione miracolosa dell’ex-Partitone? “Investire nella formazione e nelle infrastrutture” spiega Gianella, scordandosi forse che al di là della vaghezza di questo discorso, i tagli alla scuola pubblica sono stati spesso firmati proprio dal PLR.
Dicasi “uregiatt” colui che dà un colpo al cerchio e uno alla botte
Se il PLR galoppa a destra, i democristiani provano a restare al centro con una classica uregiatada che spetta esprimere al capogruppo PPD Maurizio Agustoni, il quale – dando proverbialmente un colpo al cerchio e uno alla botte – afferma solennemente: “nessun taglio al sociale”! Ma poi continua… anche nessun aumento di imposte. La contraddizione viene rilevata dal Partito Comunista che replica: “non si vuole tagliare nel sociale: bene! Ma non si vuole nemmeno toccare le imposte, ma alla fine da qualche parte i soldi si dovranno andare a prendere: torna quindi di attualità la proposta di una legge patrimoniale di solidarietà”, come la “tassa dei milionari” proposta dal PC durante la scorsa legislatura e che il Gran Consiglio aveva però respinto. Il ministro delle finanze Christian Vitta, intervenendo al termine del dibattito, ha dato ragione ai comunisti: “i soldi andranno trovati!”, garantendo che sia l’indennità perdita di guadagno sia le l’indennità per lavoro ridotto a causa del COVID-19 continuano ad essere erogate.
La gente moriva ma le cliniche private pensavano ai soldi
“C’era gente che moriva e le cliniche private si lamentavano che i loro letti restavano vuoti”. Così si è duramente espresso Massimiliano Ay ad un certo punto del suo discorso: il riferimento era una uscita di cattivo gusto della direttrice della clinica Santa Chiara di Locarno, già oggetto di un’interpellanza nel mese di maggio (leggi qui). A tal proposito l’esponente comunista ha tuonato: “affermazioni del genere non dovranno mai più essere tollerate!”, auspicando la requisizione delle stesse da parte dell’ente pubblico.
Norman Gobbi attacca il Partito Comunista
Non meno severa la collega di partito Lea Ferrari che così si è espressa: “il nostro paese è di fronte ad una totale delega della sicurezza sanitaria alla buona volontà dei dirigenti aziendali. Questa seconda ondata è all’insegna del meno Stato, che non serve ripeterlo, fa gli interessi di pochi benestanti sulla pelle della classe lavoratrice. La sicurezza sanitaria è completamente lasciata ai privati, al buon cuore dei tycoon che devolvono un milione di franchi alla clinica Moncucco. La seconda ondata pandemica è ostaggio degli interessi prettamente economici del nostro paese”.

Pesante la replica del Presidente del governo cantonale: Norman Gobbi ha definito le pacate proposte del Partito Comunista espresse da Ferrari come “in controtendenza rispetto alle tradizioni di libertà” del nostro Paese e – noncurante del ridicolo – ha accusato i comunisti di voler instaurare uno Stato securitario. Da che pulpito, verrebbe da dire…