
E infatti, potremmo fermarci alla constatazione che, nell’ultimo secolo e specificatamente a partire dagli anni ’80, é progredita una sperequazione per quanto riguarda la distribuzione dei redditi che ha causato un chiaro indebolimento della domanda, contemporaneamente ad un forte incremento della quota destinata all’offerta. Le politiche di contenimento della spesa pubblica (legate a filo doppio con il contenimento della pressione fiscale sui grandi capitali), in modo particolare degli investimenti destinati al Welfare, hanno anch’esse contribuito a ridimensionare l’incidenza della domanda, dando vita ad uno scenario valido tutt’oggi, in cui, l’agonizzare del potere d’acquisto, costituisce un dato reale e preoccupante per l’intero sistema economico che, non potendo realizzare uno snodo fondamentale all’interno del processo di circolazione dei beni, si trova in una condizione non certo ottimale.
Se dal punto di vista aziendale, complice l’ulteriore regressione della regolamentazione pubblica dei mercati, l’aumento del divario fra la quota destinata ai profitti e la quota destinata ai redditi ha indicato una chiara volontà di incamerare una maggiore quota del valore risultante dai processi produttivi, la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia, presentatasi in stretto legame con l’avvento delle prime istanze globalizzanti, é un dato fondamentale per comprendere quanto, verso l’inizio degli anni ’80, il circuito economico industriale fosse saturo e conseguentemente non più in grado di permettere la contrazione di utili soddisfacenti, cosicché, il settore finanziario apparve la terra promessa dei profitti illimitati, slegati del resto anche dall’economia reale e più in generale dai rapporti sociali. La carenza della domanda ed in generale del livello degli utili non furono dunque curati con un piano d’azione destinato a rinforzare il potere d’acquisto delle classi popolari, bensì mediante il trasferimento di una parte considerevole degli investimenti e dell’impegno aziendale nell’ambito finanziario.
Questo scenario é di fondamentale importanza per comprendere a fondo la recessione odierna anche e soprattutto in collegamento alle idee che hanno legittimato l’evoluzione sotto tale forma dell’economia mondiale. Idee, modi di concepire la società, che tutt’ora costituiscono le linee direttive delle politiche economiche delle diverse nazioni e che man mano che il contesto matura, evidenziano la loro inadeguatezza e la loro problematicità. L’impianto analitico-propositivo del neoliberismo, per intenderci, con la sua disaffezione verso le “ingerenze”delle istituzioni, che ostacolerebbero il naturale funzionamento dei mercati, e di riflesso, verso tutti quegli agenti che intervengono dall’esterno, ha fortemente influenzato e determinato la realtà con cui siamo confrontati.
Se oggi, gran parte dell’attenzione viene rivolta verso questioni di natura monetaria e finanziaria (salvataggio UBS, fissazione del tasso di cambio euro-franco 1,20…), lo si deve nientemeno che all’egemonia che ancora attualmente coloro che applicano il neoliberismo detengono. E se oggi, nonostante un evidente indebolimento del potere d’acquisto, le ricette proposte (riforma della Legge sull’Assicurazione Disoccupazione, riforma Legge sull’Assicurazione Invalidità,..) portano ad un ulteriore ridimensionamento della domanda, lo si deve ancora a questi rapporti di forza.
In tal senso, il ruolo del settore pubblico, attraverso le privatizzazioni e le liberalizzazioni, ed in generale dello Stato, mediante la regressione delle assicurazioni sociali ed il disimpegno in rapporto alla regolamentazione del mercato del lavoro, ha subito un chiaro deterioramento.
La comprensione del ruolo che svolgono le rendite e le assicurazioni sociali all’interno della nostra società é fondamentale per portare avanti un discorso serio e ponderato sull’argomento. Il meccanismo del cosiddetto Welfare State non si é costituito e non dovrebbe costituirsi in base all’intendo di offrire un’elemosina a tutti colori che ne evidenziano una necessità, bensì esso dovrebbe essere un tassello fondamentale all’interno di un processo che miri alla redistribuzione della ricchezza, al sostegno del potere d’acquisto e del livello di vita, sopratutto in un momento recessivo come quello odierno. È necessario pertanto arginare ed arrestare fin da subito lo smantellamento delle assicurazioni sociali in generale ed aprire una battaglia politica verso il rafforzamento di tali paracadute sociali.
