Un banchiere candidato di punta del PS di Lugano? Ma i comunisti non ci stanno…

L’assemblea della sezione di Lugano del Partito Socialista tenutasi ieri sera al Canvetto luganese doveva essere di quelle toste, dove avrebbero potuto volare le sedie, ma alla fine tutto è andato liscio come l’olio …forse fin troppo liscio. Dietro le quinte, infatti, si è consumato uno scontro fra l’ala destra del PS e l’ala sinistra, probabilmente sostenuta tatticamente dall’esterno dal Partito Comunista (PC), che ha assunto un ruolo di protagonista in questa tormentata campagna elettorale. Si è capito che c’era qualcosa di particolare nell’aria quando da Bellinzona è entrato nella sala in cui si riuniva la sezione comunale luganese del PS persino il segretario cantonale del PC Massimiliano Ay. D’altronde la stessa presenza del Consigliere di Stato Manuele Bertoli in persona lasciava presagire la serietà dell’evento anche dal punto di vista del PS. Una tesi, questa, avvalorata poi anche dal portale Ticinolibero.ch (leggi).

L’antefatto

L’assemblea socialista svoltasi a Cadro nel mese di dicembre aveva stabilito non solo l’alleanza fra socialisti e comunisti (molto invisa alla dirigenza socialdemocratica locale), ma aveva pure eletto, attraverso una sorta di “primarie” i sei nomi del PS (più uno del PC lasciato al giovane Edoardo Cappelletti) che avrebbero composto la lista per l’Esecutivo della capitale economica del Cantone. Ma la sezione socialista luganese non ha avuto, da allora, un solo momento di pace: prima Nenad Stojanovic e in seguito pure la candidata forte Patrizia Pesenti hanno, di punto in bianco e per mezzo stampa, ritirato la propria disponibilità, a campagna elettorale ormai iniziata. A questo punto la logica avrebbe voluto che i subentranti fossero scelti in base alla graduatoria uscita dalle “primarie” di Cadro, ma a quanto pare non doveva essere così.

Uno strano comunicato

Alle ore due della notte di venerdì giunge in redazione uno strano comunicato stampa del Partito Comunista. I giornalisti più attenti avranno notato che non si trattava di una nota della sezione comunista di Lugano, ma che proveniva direttamente dalla Direzione cantonale. In esso si leggeva: “Il Partito Comunista si congratula già sin d’ora con i compagni del Partito Socialista, che dopo i difficili momenti passati a seguito di alcune defezioni, sono riusciti a completare la lista per il Municipio, mantenendo l’ordine dei subentranti usciti dalle primarie di Cadro. Tale lista appare così, non solo maggiormente orientata a sinistra, ma anche capace di offrire un’alternativa visibile (…)”. Strano per due ragioni: a quell’ora della notte perché inviare un comunicato stampa dal contenuto abbastanza banale? E soprattutto perché anticipare i nomi dei subentranti, se l’assemblea socialista si sarebbe tenuta solo alla sera? E’ stato davvero un errore nelle tempistiche? Una “uscita imprudente e affrettata” come affermato da Martino Rossi, l’ex-leader troskista che oggi è uno dei guru della socialdemocrazia luganese? Forse le cose non stanno proprio così e i giovani comunisti in tal caso si dimostrano molto meno sprovveduti di quanto qualcuno creda.

Candidature selvagge …stoppate

Probabilmente dietro le quinte si è consumato un conflitto di non poco conto fra le anime della sinistra ticinese. Già nel pomeriggio di venerdì era infatti nell’aria la notizia di possibili candidature “selvagge” a scapito di Sergio Roic, esponente dell’ala sinistra del PS luganese e figlio di un comunista titino della ex-Jugoslavia. Alcune voci dicevano, addirittura, che il Partito Comunista avrebbe potuto far saltare l’alleanza coi socialisti a causa di una candidatura imprevista e considerata evidentemente “impresentabile”. Il comunicato stampa notturno del PC, a questo punto, avrebbe un senso, così come la presenza del suo segretario cantonale in assemblea: l’obiettivo dei comunisti con questa mossa mediatica era probabilmente di bloccare una candidatura indesiderata e non sufficientemente schierata a sinistra. Le voci dei bene informati al Canvetto dicevano – sottovoce – che si sarebbe trattato di Alberto Di Stefano, banchiere con un passato ai piani alti della Compagnie Monégasque de Banque (vedi servizio di Tio.ch). Che un dirigente finanziario con esperienza di vertice in relazione ad un paradiso fiscale come il Principato di Monaco, si candidi per la sinistra al Municipio di Lugano, per di più in piena crisi, difficilmente sarebbe stato digerito dal Partito Comunista.

Sacrificare Sergio Roic?

Altre voci bene informate ieri sera ammettevano che, nei giorni precedenti l’assemblea, si fosse mosso persino lo stesso presidente cantonale del PS ed ex-capo del sindacato UNIA, Saverio Lurati, che avrebbe tentato di convincere Roic a fare un passo indietro. Invano: Roic non molla e non accetta la svolta a destra prevista. E qualche ora dopo i comunisti allarmati mettono le mani avanti, così da bruciare sul tempo chi avesse voluto far fuori il candidato dell’ala sinistra del PS. Il disegno potrebbe anche starci, e a quel punto Martino Rossi e la presidentessa sezionale Marilena Ranzi-Antognoli, non avrebbero rischiato di arrivare all’ennesima rottura in questa tormentata campagna elettorale, e questa volta perdendo per strada magari i comunisti (con il rischio di una lista separata del PC) e i molti giovani che li seguono. I vertici del PS avrebbero così deciso di passare l’acqua bassa, rinunciando al banchiere e limitandosi a proporre all’assemblea i nomi dei due subentrati Carlo Zoppi e Sergio Roic, i quali hanno comunque raccolto numerosi astenuti, a dimostrazione che qualche malumore in sala vi era.

Il ruolo dei comunisti

La commissione cerca del PS aveva a suo tempo rifiutato di concedere al PC un posto sulla lista per il Municipio, relegandolo a mero “ospite” sulla lista del consiglio comunale. Una ipotesi ribaltata dalla base socialista a Cadro, convinta dalle parole di Mattia Tagliaferri del PC cantonale. E già qui per i comunisti era una piccola vittoria. Dopodichè però essi stessi alzano un polverone sul fatto che Patrizia Pesenti aderisse al gruppo di lavoro “Area” alle dipendenze della Direzione delle FFS e con l’obiettivo di smantellare il sito industriale delle Officine di Bellinzona e delle sue centinaia di posti di lavoro. Pesenti, messa sotto pressione da più parti, getta infine la spugna e alla campagna elettorale della sinistra antepone la tutela degli interessi dei manager ferroviari. E adesso i comunisti, spostando il baricentro dell’alleanza ancora più a sinistra, impediscono la candidatura di un banchiere. Insomma pare proprio che la nuova gestione del Partito Comunista, dopo anni di subalternità rispetto ai socialisti, abbia deciso di alzare la posta in gioco nella trattativa. D’altronde proprio al Congresso del PC (nel novembre 2011) di cui avevamo riferito (link) una delle parole d’ordine era di voler “incidere nella realtà”, di essere “un partito di governo non al governo” e di non essere “i propagandisti della rivoluzione”. Ma sarà davvero così? Lo abbiamo chiesto allo stesso Tagliaferri al termine dell’assemblea (e dopo averlo sentito dare alcuni suggerimenti a Carlo Zoppi): il membro della direzione cantonale del PC non ha commentato ma si è lasciato scappare una strizzata d’occhio…

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