
La presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha accolto favorevolmente il progetto di legge varato dal parlamento. Per i deputati del Partito dei Lavoratori (PT), del Partito Comunista (PCdoB), nonché per i rappresentanti del movimento studentesco, la conclusione della votazione alla Camera è stata un’importante vittoria per l’educazione brasiliana e il diritto allo studio. Una netta risposta anche a chi ha accusato il governo brasiliano di preferire spendere per i Mondiali di calcio e di non fare abbastanza negli altri ambiti, accusandolo anzi di aver tradito i lavoratori. In realtà la linea governativa, spiegata anche dal ministro dello sport, il marxista-leninista Aldo Rebelo, è proprio quella di permettere sia un grande evento internazionale sia di non retrocedere in nessun altro ambito prioritario per le fasce popolari in un paese in cui la sinistra ha ereditato forti disuguaglianze sociali.
Una riforma importante
La plenaria della Camera dei Deputati, martedì scorso, infatti, ha ratificato in votazione il Piano Nazionale dell’Educazione (PNE). Il testo di legge prevede l’investimento di ben il 10% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese latinoamericano pate dei BRICS (cioè i paesi economicamente emergenti) principalmente nel settore dell’educazione pubblica. Le scuole private parificate, a condizione però che concedano borse di studio agli allievi di famiglie povere, godranno di sgravi fiscali. A tutto ciò si aggiungono le sovvenzioni concesse a programmi di finanziamento studentesco, agli asili nido, le borse di studio per l’estero, ecc.
Un grande gol
Per la ricercatrice in biochimica nonché deputata comunista Alice Portugal è stata una grande vittoria della scuola brasiliana: «la mia generazione non ha mai immaginato che si sarebbe potuto attingere il 10% del PIL, il 75% dei proventi da concessioni del settore petrolifero per la educazione brasiliana. Abbiamo segnato un grande gol. Per la prima volta il pubblico ha vinto sul privato, e la formazione si trasforma davvero in una priorità», ha sottolineato.
L’educazione è una priorità
Per un altro deputato del PCdoB, Chico Lopes, insegnante in una scuola pubblica, il PNE è un passo in avanti per il Paese: «Dopo tanti anni siamo riusciti ad approvare questo piano. Il suo risultato lo vedremo tra cinque o sei anni, con l’aumento qualitativo dell’insegnamento, con la formazione di nuovi professori e con il miglioramento della questione salariale per i docenti» ha spiegato. Gli fa eco il deputato Gustavo Petta, secondo cui l’accettazione del PNE farà dell’educazione una priorità nel Paese: «Perché un progetto nazionale di sviluppo sia un progetto realmente effettivo – e cioè che il Brasile torni ad essere una nazione indipendente ed emancipata – l’educazione è fondamentale. E per questo è necessario avere risorse, e necessario avere obiettivi, scadenze ed è proprio questo che il piano stabilisce», ha affermato.
Il sindacato studentesco si schiera con Dilma

Il sentimento di vittoria trova eco pure nel movimento studentesco. Per la presidente dell’Unione nazionale degli Studenti (UNE), Virgínia Barros, la votazione ha consolidato la maggior conquista dell’educazione brasiliana: «Con il 10% del PIL, con le royalities del petrolio e con il 50% del fondo sociale derivati dai grandi giacimenti petroliferi della costa brasiliana destinati all’educazione, potremo eliminare l’analfabetismo nel Paese, universalizzare l’istruzione media, valorizzare i professori, democratizzare l’istruzione superiore nel Paese», ha segnalato la sindacalista studentesca brasiliana. Concorda con la sua collega anche la dirigente dell’Unione Brasiliana degli Studenti di Secondaria (UBES), Bárbara Melo, che ha ricordato come si tratti della « maggior vittoria dell’educazione brasiliana sin da che il Brasile è Brasile. Adesso si tratta di riscuotere!».
Il federalismo non è una scusa
Nel testo di legge è stato fissato anche il cosiddetto “Costo Aluno Qualità” (CAQ): tale progetto obbliga il governo a completare le risorse per quegli Stati e quei Comuni che non attingono il valore del CAQ, cioè il parametro che propone un valore minimo per scolaro alfine di garantire la qualità dell’insegnamente sul territorio. In questa voce di spesa, il governo contabilizzerà le infrastrutture, il vestiario scolastico, l’alimentazione, i salari del corpo docente, ecc.
Più forti i comunisti, più forte e unita la sinistra!
Certamente è un segnale storico che denota come il governo Dilma, nonostante compromessi tattici anche dolorosi con i poteri forti internazionali, abbia in chiaro l’obiettivo dell’emancipazione del Paese dai diktat imperialistici. Peraltro viene evidenziata bene l’efficacia di una unità fra una forza di sinistra in parte moderata come il Partito dei Lavoratori (PT) con un partito di ispirazione marxista-leninista come i comunisti del PCdoB se basati su un programma condiviso: la decisione inerente il PNE è infatti un tassello importante sulla via graduale della costruzione di una società più equa in Brasile, che da sempre vive una fortissima discriminazione di classe per quanto riguarda l’effettivo diritto allo studio dei giovani. Nel contempo si vede come lo sviluppo dei BRICS in alternativa all’ordine neo-liberista atlantico (che sta facendo affondare sia gli USA che l’UE) possa produrre una crescita economica in cui il controllo statale è determinante e che permette una migliore ridistribuzione delle ricchezze. Da ultimo si può sottolineare come il Brasile di Dilma punti sulla formazione, riconoscendolo cioè come settore strategico per qualsiasi paese che non voglia regredire e che anzi voglia realmente innovare la propria economia. Una riflessione che dovrebbero fare i governi occidentali (anche a partecipazione socialdemocratica) che negli ultimi anni hanno continuamente tagliato nell’educazione.