Cartelloni, cartelloni e ancora cartelloni. Il nostro Cantone è letteralmente tappezzato di volti in pose sorridenti e rassicuranti che cercano di attrarre il cittadino rubandogli un voto. “Questa è politica” mi dirà qualcuno, ma bisogna appoggiarsi alla frequenza di un volto per basare le proprie preferenze?
Non voglio nemmeno immaginare quante centinaia di migliaia di franchi sono stati spesi in pubblicità durante la campagna politica dei partiti ticinesi. Soldi, soldi e ancora soldi per entrare nelle nostre case attraverso biglietti ed inserzioni, per seguirci al lavoro guardandoci con quelle espressioni false da ogni angolo della strada e per rovinarci il meritato giornale e caffè con i soliti sguardi che spuntano da ogni pagina che sfogliamo. Questa campagna che punta a radicarsi nei più profondi meandri del nostro inconscio ha un unico scopo: una crocetta. Non si tratta però di una di quelle che si mettono sulla schedina del Lotto, bensì una con un valore molto più grande e di impatto decisamente più significativo; una crocetta che determina i prossimi quattro anni del nostro Cantone e badate: quattro anni non sono pochi!
Pare quindi che molti facciano il ragionamento “più spendo e più voti ricevo”. Tristemente, in parte, è così, ma nessuno si è mai chiesto “quante cose si potrebbero fare con tutti quei soldi spesi per un tratto di penna?”. Al posto di tentare di seguire ogni cittadino, facendogli vivere la dittatura del Big Bother di Orwell, non si potrebbe investire questo denaro (ed evidentemente partiti e rappresentati ne hanno in abbondanza) in opere che portino dei benefici concreti ai cittadini al posto delle solite promesse dette al vento? Candidati e partiti potrebbero affidarsi unicamente ai mezzi di comunicazione di massa quali dibattiti televisivi, articoli su carta stampata e su portali d’informazione virtuali, per portare avanti la propria campagna; in questo modo, oltre a risparmiare ingenti quantitativi di denaro utilizzabile in miglior modo, si avrebbero delle elezioni alla pari, in cui il cittadino si informa, cerca e legge, in modo da dare il proprio voto a chi merita di rappresentarlo e non a chi ha speso più denaro (forse pure il suo/vostro…).
Marin Mikelin
Candidato al Gran Consiglio sulla lista MPS-Partito Comunista
Ieri sera è stato trattato questo tema a Falò. Sono state mostrate le varie strategie di pubblicità elettorale, andalizzando soprattutto internet, chiedendo pure ai candidati e coordinatori dei partiti quanto hanno speso per la campagna elettorale (circa 200’000 franchi da tutti i partiti maggiori). La cosa più significativa della trasmissione -che smentisce le paure descritte nell’articolo di Mikelin- è che secondo un sondaggio efettuato dalla RSI, le persone intervistate hanno affermato che i mezzi più importanti per farsi un opinione sui candidati da votare sono la televisione e i giornali (40% entrambi), mentre hanno dato poca importanza ai santini, ai manifesti e soprattuto a Internet (1%). Raguardevole, inoltre, il fatto che gli stessi, alla domanda in base a cosa voterà, hanno risposto che più importanti sono la preparazione/competenza e le idee. Perciò, sperando vivamente che sia realmente così, si può affermare che la pubblicità, i santini, hanno influito poco nel voto, bensì cosa dicono e pensano i candidati.
Quindi, ben venga l’utilizzo di questi soldi spesi inutilmente per investimenti intelligenti!
L’autore di questo articolo non inventa niente: sono gli studi scientifici a dimostrare quello che dice, le puttanate della Televisione del governo è chiaro che dicano altro, conviene a loro!
La gente risponde sempre così come dicono quelli della Tv, è normale, mica uno ammette di essere cretino e di votare Borradori solo perché è simpatico, ha un bel sorriso e dà ragione sempre a tutti, si dirà che Borradori è molto preparato poi se domandi come e dove, la gente non saprà rispondere.
In realtà studi psicologici a livello accademico dimostrano che la cartellonistica conta moltissimo perché il popolo è stato addestrato così a guardare all’immagine e non alle proposte.
Evidentemente non puoi far nascere un partito partendo dai cartelloni altrimenti ci sono i risultati pessimi della Forza Civica, ma tutti gli esperti di comunicazione politica ammettono che se esiste una base partitica storica e a questa aggiungi qualche 20-50’000 franchi per la grafica e i manifesti “mondo” nei posti strategici del cantone conta eccome.
Non per niente in paesi seri come a Cuba i cartelloni propagandistici sono vietati e i candidati non possono nemmeno fare santini, ma solo presentare un curriculum vitae e un loro breve programma di massima e tutti godono del medesimo spazio.
Inoltre come dimostra l’elezione di alcuni emeriti sconosciuti più che la preparazione conta il cognome, altrimenti come si spiega l’elezione di Michelle Savoia che non ha mai preso la parola in pubblico e non ha mai scritto un articolo?